Corridonia, estorsione al dipendente. Arrestato imprenditore

L'uomo è ai domiciliari. Socio denunciato

Prestiti

Prestiti

Corridonia (Macerata), 19 aprile 2019 - Un imprenditore edile di Corridonia è finito ai domiciliari, accusato di estorsione: avrebbe costretto un dipendente a restituirgli parte dello stipendio che gli versava, dietro la minaccia di perdere il lavoro, e quindi anche il permesso di soggiorno.

Si tratta di Luca Marinucci, 41 anni. Il socio, invece, è stato denunciato. A indagare sulla vicenda sono stati gli agenti della squadra mobile, guidati dal commissario capo Maria Raffaella Abbate.

Il senegalese prendeva, in base alla busta paga, circa 1.400 euro al mese. Ma ogni mese avrebbe dovuto restituire ai titolari 500 euro. Questo patto non scritto sarebbe stato applicato al dipendente fin dall’assunzione, nel dicembre del 2015.

L’operaio, nella necessità di inviare soldi alla famiglia in Senegal e mantenersi in Italia, pagando l’affitto, era in grosse difficoltà e a stento riusciva a comprare qualcosa da mangiare per sopravvivere.

Disperato, si era rivolto alla Cgil per chiedere un aiuto. E alla fine, con i sindacalisti, si è presentato in questura per denunciare la vicenda. Gli investigatori della squadra mobile, di intesa con il procuratore capo Giovanni Giorgio e il sostituto Enrico Riccioni, hanno raccolto alcuni elementi per capire se l’accusa potesse essere fondata, poi hanno predisposto un servizio specifico.

Gli agenti in borghese hanno seguito l’imprenditore che, con il socio, andava a prelevare il senegalese per andare insieme in banca. Lì ad attenderli, come da accordi, c’erano altri agenti sempre in borghese: di fronte ai loro occhi sarebbe avvenuta la consegna dei soldi da parte dei cassieri, con banconote la cui matricola era stata già registrata dai poliziotti.

Un’altra pattuglia all’uscita ha seguito gli spostamenti dei tre, aspettando che il senegalese e gli imprenditori si separassero per potere intervenire. Così è stato bloccato Marinucci, che addosso aveva 500 euro, la somma – secondo l’accusa – estorta e prelevata dallo stipendio del giovane straniero. Controllando i numeri di matricola, è stato verificato che le banconote erano le stesse appena pagate dalla banca all’operaio. Il 41enne dunque è stato arrestato e posto ai domiciliari mentre il suo socio è stato denunciato.

Marinucci, che non ha alcun precedente, domani dovrà comparire in tribunale per l’udienza di convalida dell’arresto, e in quella sede, difeso dall’avvocato Tiziano Luzi, potrà dare la sua versione in merito alle accuse che gli sono contestate.

«Il caso non è l’unico in provincia, ma questo dipendente è stato l’unico ad avere il coraggio di denunciarlo e va preso come esempio – dice Daniel Taddei, segretario provinciale della Cgil –. Purtroppo altri lavoratori, stranieri e italiani, sono vittime di questo sistema, e per gli stranieri il ricatto è ancora più semplice, visto che per loro lo stipendio è un requisito per il rinnovo del permesso di soggiorno. Tra l’altro, tanti colpevolizzano chi viene qui per lavorare, e spesso sono gli stessi che sfruttano gli immigrati. Ma la battaglia per la legalità va fatta in primis in casa propria, anche le associazioni datoriali devono impegnarsi anche su questo fronte. Purtroppo, denunciare è difficile, perché magari nella stessa azienda lavorano la moglie o il figlio, e si accettano tanti compromessi, ma bisogna alzare la testa». La Cgil ringrazia anche la polizia per il suo intervento rapido e efficace.