Etica comune per valori e interessi

Pierfrancesco

Giannangeli

La battuta del presidente del Consiglio, Mario Draghi, sul fatto che quest’estate potremmo dover essere parsimoniosi sull’uso dei condizionatori, questione che si colloca in parallelo all’altra che ci ha accompagnato in questi mesi invernali dallo scoppio della guerra – e che cioè potremmo a un certo punto essere costretti a scaldarci meno – pone un quesito ben più importante di quello relativo alle forniture di gas e di energia elettrica. La posta in gioco infatti è quella tra interessi e valori, vale a dire la collocazione dell’uomo nel mondo in base ai principi. Qualcuno, facendo dell’ironia sopra i condizionatori, ha detto che è come chiedere se vuoi più bene a mamma o a papà: non è andato molto lontano dal vero, se si considerano alcune prese di posizione, nel senso che ormai tutti (o quasi) in Occidente attribuiscono alla Russia il ruolo di invasore, ma non sono pochi coloro che poi, dopo questa affermazione, tirano giù una lunga lista di distinguo. È a questo punto che la relazione tra la scala dei valori e degli interessi esce dall’asse di un equilibrio etico. E allora dobbiamo chiederci cosa siano gli uni e cosa siano gli altri. Gli interessi sono facilmente identificabili. L’interesse è ciò che procura un utile, un vantaggio, una convenienza per una vita migliore. Cosa sia il valore, se da un lato sembra chiarissimo, dall’altro invece assume un significato un po’ più sfuggente a causa delle molteplici implicazioni filosofiche di cui il termine si è caricato soprattutto nel secolo scorso, distinguendosi negli ambiti della morale e dell’economia. In ogni caso, se ne consideriamo il significato originale, il valore lo possiamo tradurre con ciò che è buono e utile, tenendo presente un orizzonte di senso generale, cioè l’essere umano in quanto tale e convivente con i simili. Se così è, allora è tutto più semplice: valori e interessi presuppongono un’etica comune da cui non si può derogare. Neanche per un condizionatore.