Macerata, l’Università rinuncia all’ex Upim: "Dal Comune ostilità immotivata"

Stop al progetto per il polo didattico, il rettore: «Un cammino lastricato di mine a scoppio ritardato»

Francesco Ascenzi, Francesco Adornato e Mauro Giustozzi

Francesco Ascenzi, Francesco Adornato e Mauro Giustozzi

Macerata, 27 giugno 2018 – «Rinunciamo all’ex Upim. Siamo costretti a farlo». Una decisione amara, quella del rettore Francesco Adornato sull’acquisto dei locali di via Matteotti, abbandonati da anni, per farne un polo didattico per 600 studenti. Decisione che arriva dopo un’odissea di un anno e mezzo, conclusasi con una risposta negativa dal Comune sul permesso a costruire.

«Un’ostilità politica immotivata e incomprensibile – dichiara Adornato –. Da una parte c’è l’infondatezza delle motivazioni dei tecnici, dall’altra il danno al centro e alla città. L’ex Upim è uno spazio di degrado, e se resta così rischia di diventare un monumento all’ignavia. Non si può lasciarlo marcire. Non vogliamo sottrarci alla legge né chiediamo privilegi, ma neanche di essere osteggiati e maltrattati in questo modo».

Prosegue parlando di «cecità politica. Ho segnalato il mio totale servizio alla città, specificando che non ho ambizioni politiche. Banca Marche ha chiuso, la Camera di Commercio va ad Ancona, il Provveditorato non c’è più. Gli studenti invece danno sostegno all’economia della città». In cambio, prosegue, «il nostro cammino è stato lastricato di mine a scoppio ritardato, un percorso a ostacoli che ci costringe a rinunciare al progetto. Se dobbiamo fare la fine della Maceratese – ironizza il rettore –, ci opporremo fino alla fine. O peggio la fine della Lube, sarebbe una sconfitta per Macerata». Si parla di ex Upim dal 14 dicembre 2016, «quando abbiamo deliberato l’ipotesi dell’acquisto. Il 4 aprile 2017 abbiamo presentato il progetto al Comune, che già prevedeva le aree interrate. Il 20 giugno 2017 c’è la richiesta di parere preliminare sul progetto, lo stesso di oggi – sottolinea –. A settembre, dopo due mesi e mezzo di attesa, scrivo al sindaco dell’urgenza dell’uso dell’immobile. Il 18 settembre il sindaco conferma l’incontro ma mette nella discussione anche le piscine. Nel frattempo infatti, il 22 maggio, avevamo revocato l’impegno per il polo natatorio di Fontescodella, non ancora realizzato dopo 15 anni».

Il 29 settembre arriva il parere dove «si richiede la variante urbanistica e la concessione al Comune di 70 metri quadrati del piano terra – spiega Adornato –, quest’ultima una proposta irricevibile, che avrebbe anche configurato un’improprietà giuridica. Sulla variante invece si discusse a lungo, e arriviamo al 31 gennaio 2018, quando viene approvata. Il 24 aprile scorso l’Università chiede il permesso a costruire. Il Comune aspetta esattamente i due mesi previsti per rispondere, e comunica il no a poche ore dalla scadenza. Quelle norme sull’illuminotecnica possono essere interpretate, per altri immobili non sono state richieste come Urbino con una sede con sei piani interrati o l’università La Sapienza. Il problema delle luci non è mai stato posto come condizione irrinunciabile, se così fosse stato ci saremmo mossi diversamente. Comunque – sottolinea il rettore – il sindaco rimanda alla responsabilità dei tecnici, ma i tecnici dipendono dal decisore politico». «Non c’è nessuna norma che vieta aule senza luce naturale», aggiunge Francesco Ascenzi, area tecnica Unimc. Il Comune ha parlato di 10 giorni di tempo per sistemare quello che non va nel progetto. «Ma il problema politico non si risolve in 10 giorni», dichiara Adornato.

Chiara Gabrielli