
Paola
Pagnanelli
Ogni anno, ci si chiede se abbia senso una festa della donna.
In effetti, ci sono tante cose che alle donne farebbero comodo più di un mazzo di mimose. In primis, ci sarebbe da mettere in soffitta il maschilismo come una cosa che ormai ha fatto il suo tempo. Ma se dovessimo pensare a tutto quello che
non va per le donne, allora
l’8 marzo non sarebbe più una festa, sarebbe un’ennesima giornata di battaglia in cui dover affrontare, oltre a tutto
il resto, anche la gravissima questione di genere, gravissima soprattutto in Italia. Ci sarebbe da discutere dei posti di comando tutti maschili, degli stipendi mai uguali, dei femminicidi, della inconciliabilità di lavoro e famiglia, delle mille identità che deve avere sempre una donna che anche se è presidente della repubblica deve essere pure gentile, elegante, mamma affettuosa
e sposa impeccabile. Ci sarebbe insomma da mangiarsi il fegato.
E invece no, per una volta facciamo come gli uomini, facciamo una sola cosa alla volta: l’8 marzo è la festa della donna?, e allora invece di pensare ai mille se e ma
e invece, festeggiamo
e lasciamoci festeggiare. In ogni modo. Pretendiamo fiori, cibo, la birretta al pub o la borsa Luis Vuitton, ognuna secondo i suoi gusti, ma soprattutto almeno per oggi pretendiamo attenzione, gentilezza e rispetto. Sarebbero cose scontate, ma visto che non lo sono chiediamole, almeno l’8 marzo, chissà che poi magari uno si abitui. Non è spontaneo? Pazienza, ne facciamo tante
noi di cose poco spontanee, per una volta le farà qualcun altro per noi.