Morti in casa a Macerata, il figlio rimasto disabile dopo un incidente. “Vite stravolte”

Alessandro era stato in coma a lungo dopo essere stato travolto sulla Regina, la madre era malata. I conoscenti: "Si vedevano poco"

Il medico legale Roberto Scendoni

Il medico legale Roberto Scendoni

Macerata, 7 settembre 2021 - "Erano molto riservati, li vedevamo poco, ci parlavamo ancora meno". Così alcuni vicini descrivono la famiglia Canullo, come blindata nella villa di borgo Santa Croce 72. Ma non era stato sempre così: le cose erano molto cambiate dopo l’incidente subito dal figlio Alessandro, e poi via via sempre di più negli ultimi anni. Eros Canullo aveva gestito la fonderia che realizzava presse creata da suo padre Nazzareno, nei pressi della villetta di borgo Santa Croce. La moglie lavorava come logopedista all’Anffas, da dove è andata in pensione 15 anni fa.

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La coppia aveva avuto un figlio, Alessandro, molto conosciuto in città, grande appassionato di musica ed ex scout. Ma quanto il ragazzo frequentava l’università di lettere, a metà degli anni Novanta, aveva avuto un brutto incidente: di sera, lungo la Regina, era rimasto senza benzina, era sceso dall’auto ed era stato investito da un altro mezzo che in quel momento passava di lì.

A causa di quell’incidente era stato a lungo in coma, e quando si era finalmente ripreso aveva grandi difficoltà a camminare. Prima aveva usato la sedia a rotelle, poi aveva imparato di nuovo a tenersi in piedi, anche se spesso cadeva. Non era stato più in grado però di riprendere gli studi, di tentare di avere una esistenza normale. Per anni il padre lo aveva accompagnato in giro in città a piedi, in centro, in corso Cavour, allo stadio dei Pini, al supemercato: era facilissimo incontrarli, mentre camminavano tenendosi sotto braccio. Alessandro parlava volentieri con gli amici che incontrava, ma il padre sembrava poco favorevole a queste chiacchierate, come se volesse allontanare il figlio dagli amici.

"Mi chiedeva sempre una sigaretta – ha ricordato ieri un ex dipendente della fonderia –. Non so dire cosa possa essere successo, cosa possano aver pensato stando soli in casa". Tutti, ex colleghi, amici, vicini, usano lo stesso aggettivo, riservati, per descrivere Eros Canullo e sua moglie: gentili, precisi e affidabili sul lavoro, ma riservati, poco inclini alle confidenze e a intrecciare legami. Il padre, ceduta la sua attività, si era dedicato sempre di più al figlio, occupandosi di lui senza riserve.

Di recente, la moglie aveva avuto un ictus, era stata ricoverata a Treia e poi era tornata a casa, ma doveva rimanere a letto. Era rimasto il padre a provvedere a ogni necessità, e la famiglia si era chiusa ancora di più, nella casa che sembrava sempre più trascurata e sporca ai soccorritori chiamati quando il figlio cadeva o aveva bisogno di assistenza. Dolore e solitudine sono cresciuti, forse a livelli intollerabili.