"Felicissima di Camerino Credo nel lavoro di gruppo"

La nuova primaria di Medicina è originaria di Reggio Calabria ma ama le Marche "Arrivo con uno spirito collaborativo. Elevare la qualità e la quantità dei servizi"

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di Franco Veroli

"Non ho sposato un artigiano", scherza la dottoressa Anna Maria Schimizzi, nuovo primario di Medicina all’ospedale di Camerino. Originaria della provincia di Reggio Calabria, infatti, è arrivata da Messina nelle Marche non per amore, ma "per caso". Il marito, siciliano, l’ha raggiunta solo più tardi, e oggi condividono l’amore per un figlio di 16 anni. Quando è arrivata nella nostra regione?

"Esattamente 31 anni fa, quando al terzo anno del corso di laurea in Medicina mi sono trasferita dall’Università di Messina all’Università Politecnica delle Marche, dove poi mi sono laureata e specializzata nella Clinica di Malattie Infettive. Lì è iniziata la mia carriera professionale".

E’ rimasta nelle Marche. Quindi si è trovata bene…

"Assolutamente sì. Ho trovato un ambiente piacevole e accogliente".

Quali sono stati i passaggi successivi?

"Il lavoro all’ospedale di Torrette, esperienze anche fuori dalla realtà ospedaliera e, poi, il lavoro all’ospedale di Jesi, dove sono stata accolta molto bene e dove sono in servizio nell’Unità operativa complessa di Medicina da 14 anni. Ho avuto modo di maturare una forte professionalità anche in rapporto ai cambiamenti che nel frattempo si sono prodotti nella società e nella sanità".

Com’è cambiata la Medicina? "Quando ho iniziato, la Medicina era un’unità operativa complessa in cui venivano ricoverati solo pazienti acuti. Poi anche in rapporto all’andamento demografico, che ha visto aumentare il numero degli anziani, è stata impostata una linea di intervento per intensità di cure in cui ha trovato posto anche la post acuzie. Si è passati da una visione unica ad una diversificata, tenendo conto anche del fatto che il paziente presenta spesso una condizione di comorbilità. Il medico internista, dunque, si è sempre più orientato verso una gestione olistica del paziente, vale a dire una gestione che tiene conto di tutte le sue necessità sanitarie, ma anche sociali". La scelta di partecipare ala selezione per Camerino ha motivi particolari?

"L’ho considerata una opportunità professionale. E, poi, Camerino è una bella città, ha un ospedale nuovo e personale di valore".

Con quale spirito arriva a Camerino?

"Sono felicissima di venire a Camerino. Arrivo con uno spirito collaborativo: con i colleghi che già lavorano lì, con tutto il personale dell’ospedale, con i medici di medicina generale, con tutti coloro che operano nelle strutture dell’Area Vasta 3. All’ospedale c’è già un’equipe medica con una sua progettualità che sarà portata avanti e arricchita con nuove proposte, con il fine di rispondere ai bisogni dei cittadini. L’obiettivo è quello di elevare sempre più la quantità e la qualità dei servizi. Obiettivo che può essere raggiunto solo insieme, seguendo una logica di squadra e – appunto – di collaborazione".