Ferlazzo e la violenza sul treno "Ragazza salvata da un passeggero"

L’avvocato della giovane: invece di fare un video come avvenuto a Civitanova, quell’uomo è intervenuto "Dopo aver visto le immagini dell’uccisione dell’ambulante, la studentessa è rimasta sotto choc"

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di Chiara Gabrielli

Uno scompartimento quasi vuoto, una ragazza molestata, l’intervento provvidenziale di un passeggero. È quanto ha denunciato una studentessa universitaria, all’epoca 19enne, ai carabinieri di Portici (Napoli): una denuncia che ha portato a un processo, la seconda udienza il 26 ottobre prossimo, che vede imputato per violenza sessuale Filippo Ferlazzo. È il 30 novembre 2018, siamo a bordo del treno regionale Salerno-Napoli. Quel giorno, Filippo Ferlazzo – quattro anni prima di uccidere a mani nude sul corso principale di Civitanova Alika Ogorchukwu, venditore ambulante nigeriano e padre di famiglia –, è su quel treno. Vede la ragazza e le chiede se può sedersi accanto a lei.

Sempre stando alla denuncia presentata dalla studentessa alle forze dell’ordine e come ricostruito poi nel corso dell’incidente probatorio tenuto in contraddittorio con la difesa dell’indagato, Ferlazzo le racconta di essere un pittore, le dice che le piacerebbe utilizzarla come modella per uno dei suoi quadri. Lei dà un’occhiata a Facebook, trova il profilo del ragazzo che si è seduto vicino a lei. Dopo poco, nel mezzo della chiacchierata, stando sempre a quanto riferito dalla ragazza, lui la spinge contro il finestrino tenendola bloccata per la spalla. Un passeggero, però, vede la scena e interviene immediatamente. Si avvicina a loro, chiede alla studentessa se va tutto bene, la prende per mano e la porta in un’altra carrozza, resta con lei finché non arrivano in stazione. La ragazza va subito dai carabinieri di Portici per denunciare.

"Vergogna, vergogna. Quelli che hanno filmato a Civitanova dovrebbero vergognarsi – è il commento dell’avvocato della ragazza, Gilda Facciolla –. Quell’uomo sul treno non ha avuto paura di Ferlazzo. Quell’uomo, anzi, quell’eroe ha preso per mano la ragazza e l’ha accompagnata fino in stazione. Anziché voltarsi dall’altra parte, è intervenuto senza esitare, in modo tempestivo. Anziché avere la mano occupata per filmare, l’ha usata per aiutare qualcuno. È così che si comporta un uomo. Le persone imparassero a usare il cervello e le mani per difendere e fare del bene, non per girare dei video". Sul fronte del processo, c’è stato il rinvio a giudizio disposto dalla giudice Chiara Bardi: l’accusa, per Ferlazzo, è di violenza sessuale. L’indagine è stata svolta dal pm Luigi Santulli, del pool Fasce deboli coordinato dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone. L’obiettivo non è di ottenere un risarcimento del danno, "infatti non ci siamo costituite parte civile, ma è quello di far valere il diritto delle donne a non essere molestate – prosegue la Facciolla –, a viaggiare da sole in sicurezza e senza dover avere paura. Anche se questa ferita in lei, purtroppo, sarà sempre viva". La ragazza, oggi 23enne, saputo di quanto accaduto a Civitanova, vedendo in televisione Ferlazzo mentre uccideva un uomo, ha avuto uno choc e la mente è tornata a quel giorno del 2018. "Non sappiamo come si chiama quel signore che è intervenuto per salvarla – l’appello dell’avvocato Facciolla –, ma ci piacerebbe molto ritrovarlo e ringraziarlo".

Ferlazzo si trova ora nel carcere di Montacuto con l’accusa di omicidio volontario aggravato da futili motivi e di rapina. Archiviata invece la denuncia presentata dalla madre nel 2021 per maltrattamenti in famiglia, in quanto i suoi comportamenti violenti dentro casa sono stati ritenuti "reazioni scomposte derivanti dalle crisi connesse sia alla patologia psichiatrica sia all’abuso di sostanze stupefacenti".