"Finché esistono despoti armati, ci sarà la guerra"

Macerata Racconta, martedì incontro col generale Chiapperini: "Fiera resistenza in Ucraina, mi ha colpito la ferocia dei combattimenti"

"Finché esistono despoti armati, ci sarà la guerra"
"Finché esistono despoti armati, ci sarà la guerra"

Metti un esperto generale, uno storico e sullo sfondo la guerra in Ucraina: ci sono parecchie ragioni per essere martedì alle 21.15 al teatro della Filarmonica per l’incontro di Macerata Racconta (2-7 maggio). Da una parte ci sarà lo storico Gastone Breccia e dall’altra il generale Luigi Chiapperini, membro del Centro studi dell’esercito e in passato generale di corpo d’armata dei lagunari, comandante dei contingenti Nato in Kosovo, in Libano e in Afghanistan. Il generale presenterà il suo libro "Il conflitto in Ucraina. Una cosa troppo seria per certi generali ma specialmente per certi politici".

Generale, perché ha intitolato il suo libro prendendo in prestito la frase "La guerra è una cosa troppo seria per lasciarla ai militari" di Clemenceau?

"La prima fase dell’offensiva russa – dice – è stata un disastro. Hanno attaccato lungo circa 1.500 km con un dispositivo quantitativamente e funzionalmente inadeguato, insufficiente. Il loro scopo era mettere pressione al governo ucraino, farlo cadere. Un azzardo, fallito, che secondo me era frutto di una scelta politica e non prettamente militare".

Cosa l’ha colpita di questi mesi di guerra?

"La ferocia dei combattimenti, come quelli in corso a Bakhmut. Ma pure il protrarsi di un conflitto di tipo simmetrico, con l’impiego di sistemi d’arma che si pensava fossero il retaggio di un passato che non sarebbe più tornato".

Certo che guardandosi attorno la guerra fa parte dell’uomo?

"Direi di sì. Finché un solo despota disporrà delle armi, è nostro dovere mantenere la capacità di difenderci. Colpevolmente questo principio in Europa non lo abbiamo seguito per alcuni anni, così ora siamo solo parzialmente pronti a parare minacce e sfide che, in un mondo globalizzato, possono provenire non solo da Est".

Allora è un sognatore John Lennon nella canzone Imagine quando canta "Immaginate che non ci siano patrie... Nulla per cui uccidere o morire"?

"Verrà un giorno in cui quel sogno potrebbe essere realtà, ma non può essere una scelta unilaterale, sarebbe un suicidio".

Ritiene che la Russia abbia sottovalutato le forti motivazioni ucraine che poi sono le stesse dei vietnamiti o degli afghani?

"Probabilmente sì. Forse Mosca riteneva che il governo e l’esercito ucraini si sarebbero sciolti alla vista dei carri armati alla periferia di Kyiv, Karkhiv e Kherson. Invece hanno incontrato una fiera resistenza che non accenna a diminuire. Mi faccia però aggiungere una considerazione sull’Afghanistan: le motivazioni in quello sfortunato paese non sono quelle del popolo, bensì delle armi di un gruppo fanatico. Una minoranza alla quale alla fine abbiamo lasciato, direi colpevolmente, l’iniziativa per una serie di motivi".

Ritiene che l’Ucraina abbia la forza di resistere da un punto di vista psicologico a una guerra a oltranza?

"Sinora lo ha fatto. Non abbiamo motivo di ritenere che si arrenda proprio ora. Le forze armate ucraine avranno bisogno di assistenza stante le differenze capacitative verso quello che era ritenuto il secondo esercito più potente del mondo".

L’Italia dove avrebbe maggiori carenze qualora dovesse essere attaccata?

"La componente terrestre è stata colpevolmente lasciata indietro. Si pensava erroneamente che Aeronautica, Marina e i più recenti domìni dello spazio e del cyberspazio fossero sufficienti a parare eventuali minacce. Si pensava che una guerra convenzionale con fanti, carri armati e artiglieria non sarebbe più scoppiata. Invece è successo e potrebbe accadere ancora in Europa e in altre aree dove sono presenti interessi vitali per l’Italia, come nel nord del continente africano. Naturalmente speriamo tutti di no ma bisogna essere pronti. Alcune componenti dell’Esercito italiano andrebbero potenziate. Mi riferisco a quella corazzata, alla difesa aerea, ai droni e ai sistemi contro-droni, alla componente anfibia, all’artiglieria".

Lorenzo Monachesi