
Angelo Sciapichetti, ex assessore regionale e segretario provinciale del Partito democratico, bacchetta Matteo Ricci, candidato governatore del centrosinistra
Neanche il tempo di dare il primo colpo di pedale nel suo tour elettorale in bicicletta, che per Matteo Ricci arriva la prima grana. A mettere nero su bianco le critiche nei confronti del candidato governatore del centrosinistra è Angelo Sciapichetti, segretario provinciale del Partito democratico di Macerata, che non ha gradito l’uscita dell’ex sindaco di Pesaro sul tema del fine vita. "Se dovessi diventare presidente della Regione – aveva detto giovedì Ricci – sicuramente farei una legge sul fine vita, come chiedono la maggior parte degli italiani. Valuto positivamente l’iniziativa della Toscana e da presidente della Regione farei una norma analoga".
Una sortita che non è piaciuta a Sciapichetti, esponente dell’ala cattolica del Pd, che a Ricci ha indirizzato una lettera aperta. "Caro Matteo, non nascondo la mia sorpresa e con lealtà e amicizia voglio dirti che questa volta sono in totale disaccordo (e non sono il solo!) con le tue dichiarazioni per due ordini di motivi, uno di metodo e uno di sostanza. Di metodo in quanto non mi risulta sia stato mai discusso un tema così importante in nessuna sede del Pd o della coalizione. Di sostanza, perché ci sono temi etici come quello del fine vita molto delicati che non possono essere trattati con superficialità, perché vengono tirate in ballo questioni di principio enormi che fanno tremare le vene ai polsi". Secondo Sciapichetti, "su questi argomenti bisogna usare molto rispetto e tanta attenzione per tutti e quindi anche per molti credenti che magari possono pensarla diversamente da te. Il fine vita non può essere banalizzato o relegato a un problema di destra o di sinistra ma interroga la coscienza di ognuno di noi, laici o cattolici e non può essere tema di campagna elettorale per le regionali, perché la Consulta ha sollecitato più volte a legiferare sull’argomento il Parlamento che a oggi risulta inadempiente; non possono esserci infatti venti leggi regionali su un tema come questo, in quanto si finirebbe per non garantire al cittadino lo stesso trattamento da una regione all’altra". Prosegue Sciapichetti: "Caro Matteo, “chi sono io per giudicare?” e quindi rispetto la tua posizione ma tu devi anche farti carico di rispettare la posizione di tanti come me che, avendo il dono della fede, credono che la vita umana sia intangibile e che sia un diritto inviolabile da tutelare sempre, perché non esiste un diritto alla morte".
"Mi sarei aspettato piuttosto, caro Matteo, che avessi detto che un malato non va abbandonato o lasciato solo e avessi parlato di rafforzare il sistema sanitario regionale delle cure palliative, della terapia del dolore, degli hospice. Caro Matteo – conclude Sciapichetti –, il tuo ruolo ti impone di farti carico anche di ascoltare le ragioni di chi non la pensa come te, te lo dice uno che è impegnato in politica “non in nome della fede ma a causa della fede” come diceva Zaccagnini".