"Finita un’epoca, largo ai giovani Il centrodestra rischia di non durare"

L’ex sindaco Meschini: Narciso ha lavorato bene, ma ora va costruita una nuova classe dirigente "Un consiglio a Parcaroli? Ascolti tutti, il Comune non è un’azienda. Si faccia aiutare dai funzionari"

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di Giancarlo Falcioni

"Si è chiusa un’epoca. Ora il centrosinistra deve ricostruire la sua classe dirigente per farsi trovare pronto tra cinque anni, o magari anche prima, visto come andò la precedente esperienza del centrodestra". Giorgio Meschini, sindaco di Macerata dal 2000 al 2010, guarda la politica cittadina da una posizione defilata. Da tempo ha smesso di partecipare in prima persona, ma conosce bene i protagonisti della disfatta elettorale del centrosinistra.

Si aspettava un exploit del genere da parte di Parcaroli?

"No, davo quasi per scontato il ballottaggio. Se vediamo i risultati delle Politiche e delle Europee del 2018 e 2019, il centrodestra è stato sempre avanti, anche con uno scarto maggiore rispetto alle Comunali. Però avendo un’amministrazione uscente, credevo ci sarebbe stato un maggior riconoscimento di quello che è stato fatto".

Quale è stato l’errore più grande del centrosinistra?

"Non credo ci siano stati grossi errori. La gente aveva voglia di cambiare e un po’ nell’aria si sentiva questo bisogno. Dopo 25 anni di centrosinistra, a parte la parentesi di Anna Menghi, da un paio d’anni in città c’era un’aria favorevole al centrodestra. A Narciso (Ricotta, ndr) è stato rimproverato di essere troppo succube dell’amministrazione Carancini, ma ha fatto un’ottima campagna elettorale. Non credo si possa parlare di errori, anche se forse da parte dell’amministrazione uscente c’è stato un atteggiamento poco propenso all’ascolto".

È possibile che con i "fatti di Macerata" si sia rotto qualcosa nel rapporto tra la città e il centrosinistra?

"Probabilmente sì. Quei fatti hanno segnato in maniera profonda la città, l’hanno impaurita e intimorita. Qualcuno, ma questo è il marchio di fabbrica del centrodestra non solo a Macerata, ha rinfocolato le paure. E da lì è partita la svolta. L’episodio di Pamela pesa ancora sulla collettività".

Il centrosinistra avrebbe dovuto puntare su un nome nuovo?

"Difficile dirlo. Narciso è una persona seria, competente, capace, che ha lavorato bene in giunta e aveva tutti i requisiti per fare bene il sindaco. Adesso vedremo quello che il centrodestra e Parcaroli sapranno fare. Se saranno bravi, staremo meglio tutti e sarà un bene per la città. Se non saranno bravi, i cittadini cambieranno di nuovo tra cinque anni o anche prima: vista l’esperienza precedente del centrodestra (la giunta di Anna Menghi cadde dopo pochi mesi, ndr) si potrebbe pensare che rischino di non arrivare fino alla fine. Prevedo sei mesi di luna di miele, poi quando affronteranno problemi più grossi vedremo cosa saranno capaci di fare".

E il centrosinistra cosa deve fare?

"Deve ricostruire una classe dirigente. Con Ricotta se ne va un’epoca, finisce un ciclo. Bisogna ripartire da alcuni giovani e da una politica che sappia riprendere il dialogo con la città".

Da quali nomi ripartirebbe?

"Sono fuori dalla politica, ma ho visto che Perticarari ha preso diversi voti. Ricotta potrebbe fare da chioccia. Poi ci sono Maurizio Del Gobbo, Ninfa Contigiani... Penso che con loro si possa lavorare".

Oggi Macerata è migliore o peggiore di come l’aveva lasciata lei dieci anni fa?

"Credo che le cose vadano sempre a migliorare. Questa amministrazione ha fatto molto bene per quanto riguarda lo Sferisterio; la parte culturale è stata buona. Alcune cose sono state realizzate, altre sono in fase di realizzazione. L’amministrazione Carancini si è innestata su quello che avevo lasciato e poi ha proseguito".

Carancini è rimasto fuori dalla Regione per cinque voti e ha accusato il Pd di aver boicottato la sua candidatura...

"Ha preso quello che i maceratesi hanno saputo dargli, la forza elettorale del Pd non è pesante come una volta. Queste accuse fanno male a chi le lancia, non aiutano a ricostruire un rapporto di collaborazione. Romano ha fatto degli errori di valutazione. Se andasse a rileggersi i voti presi nel primo e nel secondo mandato, vedrebbe che ha avuto qualche difficoltà con la città già cinque anni fa, quando al ballottaggio con la Pantana prese molti meno voti rispetto alla sfida del 2010 con Pistarelli. Qualche problema con la città, non con il Pd, Carancini ce l’ha avuto. E questo ha influito anche su Ricotta".

Carancini non si è presentato per consegnare la fascia tricolore a Parcaroli. Ha sbagliato?

"Non so cosa sia successo. Se non ha consegnato la fascia per per un fatto di scortesia, ha sbagliato, perché la cortesia istituzionale va mantenuta. Se invece il clima che c’era in Comune non gli ha consentito di farlo con serenità, forse un esame di coscienza lo deve fare anche il centrodestra. L’istituzione è di tutti, non di qualcuno. A Parcaroli auguro di capire che fare il sindaco non è come fare il presidente di una società, di cui peraltro sei proprietario. In una società tu decidi e gli altri eseguono, mentre in Comune hai di fronte tutta la città e devi saper sopportare le critiche. Avendo fatto l’arbitro, io ero abituato ad affrontare le critiche, anche se a volte era pesante".

Che consiglio dà a Parcaroli?

"Di ascoltare. Lui avrà delle idee, ma in politica non c’è verità assoluta. Ci sono opinioni e aspettative diverse, un sindaco deve saper cogliere le cose positive che vengono dalle altre parti politiche ma soprattutto dai cittadini, anche attraverso la struttura burocratica del Comune. Vista la sua inesperienza amministrativa, si faccia aiutare dalla macchina del Comune".