"Fra Mario era vicino ai bisogni della gente"

Aperta la fase diocesana del processo di beatificazione, il vescovo: "Uomo semplice e umile, straordinario nell’amore e nella fede"

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TOLENTINO

di Lucia Gentili

"Fare cose ordinarie con un amore straordinario, è questo l’eroismo cristiano". Con queste parole monsignor Nazzareno Marconi, ieri pomeriggio alla basilica di San Nicola, ha aperto la fase diocesana del processo di beatificazione e canonizzazione di fra Mario Gentili, agostiniano rimasto nel cuore e nel ricordo di tante persone. E’ stato costituito il tribunale e ogni membro della commissione diocesana e della commissione storica ha prestato giuramento. Per la commissione diocesana c’erano il delegato del vescovo don Gianni Compagnucci, il promotore di giustizia don Giacomo Pompei, il notaio attuario la consacrata Maria Antonietta Germondani, il cursore Maria Federici Fenati. Per quella storica, presidente padre Marziano Rondina, Rossano Cicconi e Paolo Paoloni. Presenti il postulatore dell’ordine agostiniano padre Josef Sciberras, il vicario del vescovo don Andrea Leonesi, il priore di San Nicola padre Gabriele Pedicino (che ha definito fra Mario un "esempio luminoso"), i parenti di fra Mario e il sindaco Giuseppe Pezzanesi. Il frate, nato a Colmurano il 30 maggio 1928 e morto a Tolentino il 2 maggio 2006, era il "volto sorridente". Conquistava i bimbi, di ogni generazione, con la sua dolcezza e le sue storie dei santi. La sua vita è stata profondamente legata al santuario di San Nicola e al ministero dell’accoglienza per turisti e pellegrini. Nei mesi scorsi la Santa Sede ha dato il nulla osta per andare avanti; nei prossimi mesi saranno ascoltati i testimoni sulla vita e le virtù del frate (secondo i capitoli di interrogatorio); le udienze si terranno al tribunale di Macerata. Una volta conclusa la fase diocesana, si procederà con la fase romana, ovvero con i teologi e i cardinali della Congregazione delle cause dei santi. "Fra Mario era un fratello accogliente, cordiale, vicino ai bisogni della gente – ha spiegato il postulatore –, il sorriso non è mai scomparso dal suo volto, neanche nelle dure prove. Aveva una sana dose di ironia, non per nuocere, ma per illuminare la vita degli altri". "Per valutare la santità di una persona – ha detto il vescovo – la chiesa unisce fede e ragione, con la sapienza giuridica del tribunale. I membri hanno giurato e chiesto l’aiuto di Dio per fare il proprio lavoro, in base alle proprie competenze, e per comprendere chi è stato Fra Mario davanti a Dio e agli uomini. Sarebbe un bell’insegnamento, in un mondo come quello attuale, avere un santo straordinariamente ordinario: semplice, umile, per nulla straordinario se non nell’amore e nella fede".