di Paola Pagnanelli Pazzo di gelosia della moglie, che si era integrata nel paese dove viveva con la famiglia, aveva preso a tormentarla, minacciarla di morte e anche picchiarla. Ma alla fine lei si è ribellata e lui è stato condannato a quattro anni di reclusione e a risarcire la donna con 15mila euro, in attesa di stabilire in sede civile la somma totale che le spetta per quanto passato. I fatti sono successi a Castelraimondo dal 2019 al 2020. L’imputato, un albanese oggi 50enne, si era convinto che la moglie avesse numerose relazioni extraconiugali. Addirittura, era sicuro che lei avesse una storia persino con un amico del figlio, un ragazzino di appena 15 anni. A causa di questa gelosia folle, l’uomo maltrattava di continuo la moglie con offese, insulti volgari e aggressioni. Per prima cosa le aveva tolto la gestione del denaro, requisendole anche il reddito di cittadinanza che percepiva la donna, per lasciarla senza un euro. Una sera, a settembre del 2019, fuori di sé l’aveva picchiata, sferrandole un pugno, e poi l’aveva cacciata di casa, ordinandole di andarsene dal paese. Quella volta, la donna era dovuta andare al pronto soccorso. Il fatto che la moglie avesse conoscenze in paese aveva alimentato nell’uomo il terrore di essere tradito. Quelle violenze verbali e fisiche non le venivano risparmiate neppure quando c’erano i figli, di 17, 15 e 9 anni, o altre persone, così alla fine lei, esasperata e preoccupata, aveva deciso di lasciarlo. Ma lui aveva reagito con violenze ancora maggiori, minacciando di ucciderla. Alla fine la donna era stata costretta a chiedere aiuto alle forze dell’ordine, e con la bimba piccola aveva trovato rifugio in una struttura protetta. Dopo la denuncia della donna, il 50enne è stato accusato dei reati di maltrattamenti in famiglia e lesioni. Ieri mattina per lui, in tribunale a Macerata, si è chiuso il processo. Come chiesto dal pubblico ministero Stefania Ciccioli, il collegio con il presidente della sezione penale Roberto Evangelisti ha condannato l’imputato alla pena di 4 anni di reclusione, oltre alla provvisionale di 15mila euro in favore della ex moglie, parte civile con l’avvocato Simona Tacchi. All’albanese non è stata riconosciuta alcuna attenuante, perché aveva già tre precedenti condanne, risalenti ad alcuni anni fa, per i reati di furto, ricettazione e violenza privata. Una volta lette le motivazioni dell’appello, l’avvocato difensore Emanuele Senesi valuterà il ricorso in appello.