Giallo Rapposelli, una ex del figlio vive a Tolentino: "Lui conosce questi posti"

A 'Chi l’ha visto?' il racconto della donna: "Diceva di essere il diavolo, sono fuggita"

La donna di Tolentino intervistata dalla trasmissione «Chi l’ha visto?»

La donna di Tolentino intervistata dalla trasmissione «Chi l’ha visto?»

Tolentino (Macerata), 14 dicembre 2017 – Spunta un possibile collegamento tra Simone Santoleri, figlio della pittrice 64enne  Renata Rapposelli, e Tolentino, nelle cui campagne il 10 novembre è stata ritrovata senza vita la donna (FOTO): si tratta di una ex fidanzata o amica di Santoleri, che vive a Tolentino.

GIALLO_27035027_102031

Simone, anche tramite il suo avvocato Gianluca Carradori, ha sempre dichiarato di non avere nessuno legame con Tolentino e di non esserci mai stato. Ma dalle indagini della procura risulta che sul suo computer avrebbe più volte digitato la parola Chienti, e ora spunta questa donna, che ha raccontato la sua storia a «Chi l’ha visto?». «Simone sa di essere stato sul fiume Chienti. Ci siamo stati insieme, quando facevamo le passeggiate a Belforte. Ho deciso di parlare quando lui ha detto che non c’è mai stato e invece sa che c’è stato. Ogni volta che rivedo i suoi occhi ho i brividi», sono le parole pronunciate da una donna ripresa solo di spalle, e con un cappello in testa, nella trasmissione andata in onda ieri sera. Lei dice di aver avuto una relazione con il figlio di Renata cinqueanni fa.

LEGGI ANCHE: Il dirupo dove è stata trovata verrà disboscato

Il servizio inizia con una ripresa tra le viuzze del centro, vicino via Santa Maria. «Ci siamo conosciuti a Giulianova e siamo stati insieme cinque mesi – perosegue lei –. Lui voleva qualcosa di più, ma per me era soltanto un amico. Poi ho dovuto cambiare casa e telefono per non essere più trovata da lui, ero terrorizzata. Inizialmente si era mostrato gentile, affettuoso, poi però erano comparse le prime stranezze: è un grande manipolatore mentale dalla doppia personalità. Voleva che lo guardassi fisso negli occhi (Simone ha un angioma all’occhio, da lui definito «graffio del diavolo») e poi mi diceva: “Io sono il diavolo”. Portava sempre con sé l’acqua santa. Cercava di farmi credere che io fossi posseduta, tanto da portarmi da un padre spirituale in un convento, che però quella volta era assente. Sono convinta che Simone mi facesse assumere qualcosa ogni volta che andavo a casa sua: voleva sempre cucinare lui, preparava té e spremute e quando mangiavo e bevevo da lui non riuscivo a riprendere la macchina per tornare a casa. Ero costretta a dormire da lui perché mi scoppiava la testa, ero stordita». E tra le cause della morte di Renata c’è quella dell’avvelenamento.

image

La tolentinate ha poi dichiarato che una volta la legò persino sul letto. «Parlava sempre della madre della sua bambina – continua –, nutriva un profondo odio e diceva di volerla uccidere. In casa teneva una mazza da baseball e un coltello. Mi sono allontanata da lui grazie al padre Giuseppe, un uomo docile e mite, quando un giorno mi ha detto: “Vattene, scappa”. Non ho mai visto Giuseppe guidare, a portare la 500 era sempre Simone».