Giovani sempre più precari "Stipendi miseri e incerti"

Dati Ires Cgil, il Maceratese registra il 42,2 % di occupati tra i 15 e i 34 anni: è il tasso più basso in regione. "C’è chi prende 4mila euro lordi all’anno"

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di Chiara Gabrielli

Giovani e lavoro: lo scenario è allarmante. A raccontarlo i dati elaborati da Ires Cgil Marche su dati Istat. Molteplici le criticità a cui far fronte e le lacune da colmare, in particolare per le giovani generazioni. Nel 2020, secondo i dati Eurostat, in Italia il 69% dei giovani nella fascia 18-34 anni viveva ancora a casa con i genitori. Osservando il panorama regionale e locale, se prendiamo in considerazione il tasso di occupazione per la fascia 15-34 anni tra le province quella di Macerata è stata l’unica a registrare una variazione negativa tra il 2020 e il 2021 (–1,6 punti percentuale) ed è quella che attualmente registra il tasso più basso (42,2%, contro una media reginale del 46,2 per cento e il 48,9 % di Fermo, il 48% di Pesaro Urbino, il 46,8% di Ancona e il 45,9 di Ascoli Piceno ). Anche in relazione alla disoccupazione la provincia di Macerata mostra un trend inverso rispetto alla tendenza degli altri territori: dal 2020 al 2021 c’è stato infatti un aumento del 5% del tasso di disoccupazione nella fascia 15-34 anni, che al 2021 è del 16,3%. Sale nel 2020, rispetto al 2019, il tasso di inattività (cioè di chi non è occupato e non è neppure alla ricerca di un lavoro) tra i 15 e i 34 anni, e poi scende nel 2021, anche se di poco: si ferma al 49,6 per cento, un dato che resta ancora al di sopra del 2019 e risulta il più alto tra le province.

"Le evidenze mostrano una realtà giovanile contraddistinta da precarietà e basse retribuzioni – scrive la Cgil –. I dati Inps del 2020 sui lavoratori dipendenti privati consegnano una fotografia significativa: nel Maceratese, infatti, i lavoratori dipendenti fino a 29 anni sono 16mila (pari al 20% del totale dei lavoratori) e sono prevalentemente precari e con orario parziale. Il numero degli occupati under 30 è crollato rispetto al 2019 (–1.750 unità) e in misura significativamente maggiore rispetto alle altre fasce di età. Inoltre, prendendo in considerazione il numero dei lavoratori dipendenti perduti, il 60,2% di questi riguarda under 30: segno che gli effetti della pandemia hanno colpito in particolare le fasce di età più giovani".

Un dato che salta all’occhio con evidenza è quello della retribuzione media lorda annua under 30 relativa al 2021: spicca la cifra di 10.807 euro lordi all’anno, con un minimo addirittura di 4mila euro o poco più per quanto riguarda i settori alberghi, ristorazione, agenzie di viaggio e quello di musei, attività artistiche, sportive e associazioni. E non è finita qui: i numeri raccontano che il precariato va a colpire maggiormente proprio i giovani. Ha un contratto di lavoro a tempo pieno e indeterminato il 54,3% dei lavoratori, ma se si prende in esame solo la fascia sotto i 30 anni il dato si abbassa al 39%. Il 38,9% di questi, poi, ha un contratto di lavoro a tempo determinato, contro il 22,3% dei lavoratori totali. Oltre a ciò, a lavorare a tempo parziale è il 37,1% dei giovani, contro il 31,7% dei lavoratori nel loro complesso. "Da notare – precisa la Cgil –, come tra il 2010 e il 2020 si sia notevolmente ampliata la forbice tra i dati riferiti agli under 30 e i dati che riguardano la totalità dei lavoratori. Sul fronte retributivo, i giovani lavoratori con meno di 30 anni percepiscono una retribuzione media lorda annua di 9.964 euro: si tratta di 7mila euro in meno rispetto all’importo medio dei lavoratori dipendenti privati nel complesso. I giovani con un lavoro a tempo parziale percepiscono mediamente retribuzioni di 6.434 euro lordi annui, mentre quelli che hanno un contratto di lavoro a tempo determinato percepiscono mediamente 5.541 euro lordi annui. Dunque, i giovani, più esposti a lavori precari e discontinui o a part time involontari, si misurano con retribuzioni mediamente più basse".