Guerra Ucraina: treni e autostop fino a Helsinki. "La mia odissea per tornare in Italia"

Donato Mulargia, studente in fuga da Rostov sul Don: "Alla frontiera con la Finlandia non potevano farmi passare, un estone mi ha dato un passaggio"

Lo studente Unimc Donato Mulargia, 23 anni, è tornato in Italia da Rostov sul Don, Russia

Lo studente Unimc Donato Mulargia, 23 anni, è tornato in Italia da Rostov sul Don, Russia

Macerata, 1 marzo 2022 - Un viaggio di oltre duemila chilometri con treni, taxi e passaggi di fortuna per arrivare fino a Helsinki, dove ha potuto prendere l’aereo che ieri sera lo ha riportato in Italia. Donato Mulargia, 23enne studente dell’Università di Macerata, era arrivato da poco più di un mese a Rostov sul Don (in Russia), nell’ambito degli scambi di studio per la mobilità extra Ue. Ma con l’aggravarsi della situazione, in particolare la chiusura degli spazi aerei, ha deciso di tornare a casa. "Non mi sono mai sentito in pericolo – racconta –, ma la situazione ha iniziato a farsi soffocante. Stavano chiudendo tutti gli aeroporti e viste anche le difficoltà economiche che stavamo incontrando, perché i pagamenti con Google Pay sono diventati inutilizzabili e sono state bloccate le transazioni Vtb, ho deciso di muovermi, anche per tranquillizzare la mia famiglia".

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Lei è arrivato in Russia il 26 gennaio, c’è stato un momento in cui ha capito che la situazione sarebbe precipitata? "Lunedì, quando Putin ha fatto il discorso per riconoscere l’indipendenza delle repubbliche separatiste del Donbass, ho cominciato a pensare che qualcosa sarebbe cambiato, più che altro a capire che ci trovavamo in un momento importante della storia. Ma fino a martedì e mercoledì è stato tutto piuttosto tranquillo, più che altro mi cominciavano ad arrivare le telefonate dall’Italia di parenti e di amici preoccupati dallo scoppio della guerra. Noi, però, continuavamo a vivere normalmente e ad andare alle lezioni. Poi, alle cinque di giovedì notte mi è arrivata la breaking news sul cellulare dell’inizio della guerra" .

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Venerdì ha deciso di partire per tornare in Italia. "Sì, non tanto per paura, perché non mi sono mai sentito in pericolo, ma per il senso di isolamento che si stava creando. Dalla Farnesina e dai consolati, anche quello di Mosca e San Pietroburgo, ci sono sempre stati vicini e hanno pure creato gruppi WhatsApp per tenerci in contatto. I voli qui, oltre a essere rimasti pochi, avevano prezzi assurdi, anche 1.200 per un solo viaggio. Per questo, ho maturato l’idea che avrei dovuto attraversare il confine per arrivare a Helsinki e prendere un volo che mi avrebbe riportato in Italia".

Ci racconta il suo viaggio? "Venerdì, sono partito in treno e arrivato a Volgograd, dove sono rimasto un giorno, per ripartire prima alla volta di Mosca e poi di San Pietroburgo, dove sono arrivato domenica. Gli autobus erano pieni e i treni riservati a finlandesi che dovevano tornare a casa, così ho pensato che l’unico modo per attraversare il confine fosse di prendere un taxi. Ho fatto un viaggio di tre ore, fino alla frontiera di Vaalimaa, dove la polizia russa mi ha fermato dicendo che avrei dovuto trovare un passaggio per attraversare la frontiera, perché in taxi o a piedi non era possibile. Mi hanno aiutato e un signore estone mi ha dato un passaggio in auto fino a Kouvola, dove ho preso il treno per Helsinki. I poliziotti mi hanno detto che ho rischiato di rimanere bloccato al confine, ma avevo alternative?" Spera di tornare in Russia? "Certo, mi auguro che i negoziati abbiano esito positivo. Quello che mi ha rammaricato, però, è stato leggere l’odio e le offese verso il popolo russo, perché credo che mai si debbano definire le persone in base ai governi che le guidano. Ma la mia vicinanza e l’affetto, prioritariamente, vanno al popolo ucraino".