"Ho scoperto la mia strada professionale recitando a scuola"

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Abbiamo incontrato l’attore Simone Riccioni assieme al comico Fabrizio Tantucci; entrambi ci hanno trascinati nel mondo del cinema raccontandoci aneddoti divertenti riguardanti le riprese del film "La ballata dei gusci infranti" tra le nostre risate e domande. Riccioni ci ha anche aperto le porte della sua vita: la mamma Maria Letizia, docente, e il papà Gian Renato, medico, decidono durante l’università di lavorare per l’Associazione volontari per il servizio Internazionale (Avsi) e di trasferirsi in Africa dove nel 1988 nascerà Simone. A Hoima, in Uganda, Simone si abitua a vivere in modo semplice, senza troppe ricchezze e impara a prendersi cura di sé adattandosi alla savana. Quando ha 8 anni, i genitori decidono di tornare in Italia e lui inizia a frequentare la scuola, ma le cose non vanno sempre bene perché viene deriso dai compagni che gli danno della "scimmia". Lui continua gli studi al liceo scientifico per conseguire in seguito la laurea in scienze motorie.

Nonostante la passione per il basket, il sogno di Simone non era quello di diventare un docente di educazione fisica, lo scopre al liceo qualche anno prima grazie ad un professore che gli promette la sufficienza in cambio di un provino per uno spettacolo teatrale. È così che Simone, un po’ per ricevere la sufficienza e un po’ per provare una nuova esperienza, inizia a scoprire la bellezza di recitare. Un giorno va dai genitori e dice loro di voler fare l’attore, ma non sono entusiasti della sua decisione. Oggi è diventato un attore, uno scrittore, uno sceneggiatore e un produttore: a lui non importa del guadagno ottenuto dai film o del successo a prescindere. Riccioni con ogni suo film investe soldi e impegno che gli vengono ricompensati con tanta soddisfazione: ogni sua produzione trasmette un messaggio di speranza. Abbiamo visto il suo ultimo film in anteprima, "La ballata dei gusci infranti", diretto da Federica Biondi, che ha come cornice gli scorci bellissimi del paesaggio marchigiano. E’ un racconto di speranza, un racconto sulla ricerca della vera essenza della felicità fatta dall’essenziale: la famiglia, i figli, gli amici, la natura, insomma quei rapporti autentici, pieni d’amore e di compassione. Nel film si intrecciano quattro storie legate dal destino comune del terremoto del 2016 che rappresenta il fondo buio da cui ripartire verso un cielo azzurro e terso.

Benedetta De Felice

e Davide Vescovo IIIC