In seguito ai nostri servizi sui dieci anni dell’Hospice Il Glicine e sulla testimonianza di Aldo Rinaldi, riportiamo l’intervento del diretto interessato.
All’Hospice Il Glicine i volontari e le volontarie prestano assistenza e supporto ai soli malati degenti all’interno della struttura. L’assistenza e le cure palliative ai pazienti nelle loro abitazioni, come nel mio caso, vengono garantite da Unità di cure palliative domiciliari composte da medici, infermiere e infermieri. Parlando dei miei progressi ho citato sia la dottoressa Lombardello e, definendole "le mie voci amiche", Emanuela Cesca e Sonia Picchio, entrambe infermiere che quotidianamente si interfacciano con me e mia moglie, che periodicamente vengono a visitarmi, che provvedono al prelievo del sangue e ad altre medicazioni e che, in caso di imprevisti, garantiscono l’intervento tempestivo. Le volontarie hanno avuto un ruolo importante nella seconda testimonianza. È vero che ho fatto e continuo a fare piccoli progressi ma, "a fare quello che mi serve" è di là da venire. Per moltissime operazioni ho bisogno di un’altra persona, fortunatamente ho mia moglie che provvede a tutto. La macchina non è ancora un risultato acquisito ma ci stiamo lavorando e spero che quando arriveranno le belle giornate sarò in grado di salire e scendere dall’auto con una certa autonomia e in sicurezza con la carrozzina e, ovviamente, l’aiuto alla guida e, via via, tutto il resto possibilmente realizzabile. Forse nella mia testimonianza mi sono lasciato un po’ trascinare, ma sono un malato cronico e non un miracolato come qualcuno potrebbe aver pensato.
Aldo Rinaldi