"I buchi del pronto soccorso tappati coi medici delle coop"

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Cgil contro l’utilizzo delle cooperative nei reparti di pronto soccorso. Una soluzione adottata a Pesaro, Urbino, Senigallia, Fermo, a Ascoli e ora a Macerata, Civitanova e San Severino. "Nel servizio di pronto soccorso in tutta la regione interviene il privato per sopperire alle carenze del pubblico – denunciano Cgil Marche, Fp Cgil Marche e i medici della Fp Cgil Marche –. Infatti, in queste strutture manca il personale medico e dunque ci si affida alle cooperative private, che spesso utilizzano lavoratori sottoqualificati. Per esempio, nell’ultimo bando dell’Area Vasta 3 non viene richiesta alcuna specializzazione ma è sufficiente l’esperienza di un anno per far parte dell’organico del pronto soccorso, utilizzando le deroghe previste dalla normativa Covid. Ma c’è anche dell’altro". Secondo la Cgil Marche, il privato è entrato anche in altri ambiti medici come pediatria e anestesia. "L’emergenza del pronto soccorso come le altre – proseguono i sindacalisti – è causata da scelte scellerate e da incapacità organizzativa e programmatoria. Alla base, c’è la volontà di non affrontare la questione del definanziamento del Servizio sanitario regionale che favorisce derive privatistiche, che non sono in grado di fornire risposte adeguate, durature e qualificate. La Cgil chiede che venga bloccato il business del privato e venga finanziato in modo adeguato il sistema sanitario pubblico. Intanto, su tutta questa partita, il sindacato ha già avviato una mobilitazione nazionale". Coprire le carenze di organico con le cooperative ha costi in termini di qualità del servizio e di euro. Per il pronto soccorso, il medico della cooperativa chiede 100 euro l’ora, che per un turno di 12 ore diventano 1.200 euro. Inoltre, poiché nel pubblico a 70 anni i medici devono andare in pensione, ma nel privato no: così può capitare che a quell’età un professionista lasci l’ospedale per poi tornarvi con una cooperativa.