I calzaturieri volano fino a Mosca "Il mercato russo è fondamentale"

Sono 28 le aziende marchigiane presenti alla fiera di settore: diversi operatori sono partiti dalla Serbia. Scocco: "Gli stand sono dimezzati". Sciamanna: "Siamo presenti con le nostre collaboratrici del posto"

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di Franco Veroli

La guerra frena, ma non ferma del tutto l’export verso la Russia da parte delle nostre imprese. Sono 28, infatti, le aziende marchigiane del settore pelli e calzature che partecipano all’Obuv Mir Kohzi di Mosca, importante fiera internazionale. Gli imprenditori, soprattutto del Fermano, sono arrivati nella capitale russa con un volo dalla Serbia (alcuni hanno fatto scalo a Istanbul) e hanno dovuto attendere circa tre ore nello scalo di Mosca a causa di controlli rigorosi e approfonditi. Alla fiera partecipano anche aziende del Maceratese, ma con diverse modalità: dal trasferimento del titolare nella capitale russa, ad agenti distributori che operano sul posto già da tempo. "Per quanto ci riguarda, alla fiera partecipa mia moglie, Gusel Vildanova, che non ha avuto particolari difficoltà visto che oltre a quello italiano ha anche il passaporto russo, poiché è originaria di quel Paese", spiega Claudio Scocco, della "Donna Soft s.r.l." di Civitanova. "So, però, che diversi imprenditori sono andati fisicamente con dei voli che dall’Italia hanno raggiunto Istanbul e, da qui, Mosca. Altri, invece, hanno fatto scalo nella ex Jugoslavia. La presenza degli espositori, però, è sostanzialmente dimezzata rispetto a quella dei tempi, diciamo così, normali". Scocco sottolinea come la sua azienda sia esposta per circa il 30% verso il mercato russo (tanto è il fatturato che fa con quel Paese). "Alcuni pagamenti, a rischio subito dopo lo scoppio della guerra, sia pure a fatica, sono arrivati in porto. Ma la situazione resta complicata". Da Mosca, la consorte riferisce di una situazione che si presenta sostanzialmente normale. "È vero che qualche marchio se n’è andato, ma altri sono ancora lì", riferisce Scocco.

Diversa la scelta di Sergio Sciamanna, titolare della Laipe di Tolentino, azienda leader nella produzione di borse e piccola pelletteria uomodonna, esposta per circa il 20% con il mercato russo. "Partecipiamo alla fiera in quanto era già stato programmato, e lo facciamo attraverso delle nostre collaboratrici russe", spiega. Ed evidenzia un dettaglio significativo rispetto alle sanzioni. "Non si possono esportare prodotti al di sopra del valore di 300 euro. I nostri, come quelli di diversi colleghi, difficilmente raggiungono quella soglia". Non a caso, già dal primo giorno ci sono stati degli ordini. "Il problema, però, è che abbiamo ancora in magazzino tanta merce ordinata. È difficile vendere e, soprattutto, incassare. La situazione continua a essere molto incerta". Naturalmente non sono mancate le polemiche. Da una parte c’è stato chi ha criticato la partecipazione all’Obuv, in quanto ritenuta inopportuna; dall’altra chi, invece, ha sottolineato come sia stata una scelta giusta per evitare che le imprese, ancora sotto i colpi della pandemia, siano destinate a chiusura certa. Anche perché ci sono imprese esposte anche per il 70%.

Per la loro trasferta, gli imprenditori hanno potuto contare anche sull’aiuto della Regione. "Abbiamo una delibera dello scorso anno con tutte le fiere che rientravano nel contributo di Regione e Camera di commercio – ha spiegato l’assessore regionale a industria e sviluppo Mirco Carloni – tra cui l’Obuv di Mosca e la fiera della Moda a Kiev. Ovviamente quella di Kiev è stata annullata, mentre quella di Mosca è stata confermata. Condanniamo fermamente la guerra – ha proseguito Carloni –. Come Regione, come giunta abbiamo aiutato i profughi dall’Ucraina in tutti i modi, ma non ci giriamo dall’altra parte, lasciando soli i nostri imprenditori che avevano come primo mercato la Russia e l’Ucraina, senza dargli una mano in questo momento difficilissimo".