I familiari di Rosy in silenzio davanti al pm "Contraddizioni nel racconto del nipote"

I tre indagati per omicidio non rispondono alle domande degli inquirenti. La difesa: hanno dato la loro versione la sera dei fatti. L’avvocato Netti: "Enea era stato sentito qualche ora dopo la morte della nonna, è possibile che abbia avuto delle imprecisioni"

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Neanche una parola durante l’interrogatorio né all’uscita dalla caserma: sono rimasti in silenzio i tre familiari di Rosina Carsetti, 78 anni, trovata morta in casa sua, a Montecassiano, il pomeriggio della vigilia di Natale. Ieri nuovo interrogatorio per loro, Enrico Orazi, marito della vittima, la figlia Arianna e il nipote dell’anziana, Enea Simonetti, indagati per omicidio, favoreggiamento, simulazione di reato e maltrattamenti in famiglia. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al pm Vincenzo Carusi e ai carabinieri del Reparto operativo. "Avevano già reso la loro ricostruzione puntualmente la sera dei fatti – spiega l’avvocato Valentina Romagnoli, che li assiste con gli avvocati Andrea Netti e Paolo Morena –, non era necessario aggiungere altro".

La sera del 24 dicembre, i familiari di Rosina hanno riferito che in casa loro era entrato un rapinatore, che aveva immobilizzato Enrico e legato la figlia, per poi scappare con dei soldi. Il nipote rientrando avrebbe trovato i due familiari in quelle condizioni e la nonna morta, sul pavimento della cucina. Ma qualcosa non aveva convinto gli inquirenti fin da subito, e per i familiari era scattata l’accusa di omicidio. Secondo i primi risultati dell’autopsia, si esclude la morte dell’anziana per cause naturali: il decesso è stato per asfissia. Dopo due giorni dall’omicidio poi era emerso che Rosina si era rivolta a un centro antiviolenza e aveva preso appuntamento con un avvocato, che avrebbe dovuto incontrare il 29 dicembre. Secondo numerose testimonianze di amici e vicini, Rosina raccontava di essere relegata in cucina, che le avrebbero tolto l’auto e la possibilità di usare l’acqua calda. A qualcuno avrebbe riferito anche di maltrattamenti fisici. Sul silenzio dei familiari, ieri fuori dalla caserma la legale Romagnoli ha detto che "la situazione è delicata, prima di tutto dal punto di vista umano. Enrico Orazi su tutti è molto provato anche da un punto di vista fisico e di salute, questa mattina (ieri, ndr) riusciva a malapena a parlare. Deve essere garantito il massimo rispetto a queste persone che sono state travolte da un lutto e da una vicenda giudiziaria, sono molto frastornate". Riguardo ai quesiti, l’avvocato Romagnoli ha specificato che sono già stati formulati lunedì e sono in corso accertamenti sui contenuti di supporti informatici e telematici, non ancora conclusi. "Stiamo indagando su una nuova pista – dichiara l’avvocato Netti –. Abbiamo scoperto che alcune persone che si autodefinivano amiche di Rosina Carsetti, in realtà non lo erano affatto. E questo potrebbe gettare una luce del tutto diversa su quanto avvenuto la sera della vigilia". I familiari infatti respingono tutte le accuse. "Sui maltrattamenti in particolare – prosegue Netti – abbiamo contattato alcune persone che frequentavano abitualmente la casa di Rosina, e che non ritengono assolutamente possibile che lei fosse maltrattata. Al contrario. Lei si lamentava molto, ma faceva colazione al bar, pranzava al ristorante, e le persone che abbiamo contattato assicurano che non era affatto segregata in casa. La settimana prossima li sentiremo formalmente con le indagini difensive. Ma soprattutto, un’altra pista può essere molto interessante. Rosina dal 2020 aveva iniziato a frequentare alcune persone, e su questi rapporti vogliamo far luce".

A detta del difensore, la pensionata avrebbe venduto gioielli, pellicce, quadri, mobili antichi, in parte a un compro oro, in parte ad alcuni di questi soggetti con cui avrebbe stretto dei rapporti, all’insaputa dei familiari. "Stiamo scoprendo dettagli della vita della pensionata, anche legati ai soldi che potrebbero far capire cosa sia successo. L’accusa di maltrattamenti è del tutto infondata". A proposito di Enrico Orazi, il legale ha detto che "è molto provato da questa storia, e ieri stavamo per chiamare il 118. Ad Enea il pm ha chiesto più volte di alcuni particolari che avrebbe detto nel primo interrogatorio, che sarebbero contraddittori con il resto; ma era stato sentito quattro ore dopo il fatto, di notte, è possibile che abbia avuto alcune imprecisioni in quel momento".

Chiara Gabrielli

Paola Pagnanelli