I gesti mancati molto più gravi dei danni arrecati

Pierfrancesco

Giannangeli

Cambiano i tempi, cambiano i comportamenti. Mai in meglio. Un tempo lo studio a scuola dell’educazione civica qualche risultato lo portava, adesso chissà. Anche quelli che per età l’hanno studiata,

o l’hanno dimenticata col passare degli anni, oppure all’epoca erano distratti. Non dai social, evidentemente (quelli hanno cominciato a usarli dopo, ignorandone le regole d’uso basilari, la cosiddetta ’netiquette’ che, banalmente, significa il rispetto del prossimo), ma forse dal gioco dell’impiccato o dalla battaglia navale. Oggi, quando per esempio si condivide uno spazio pubblico come è la strada, spesso si è di fronte all’applicazione di regole tutte personali. Lasciamo perdere il discorso sui parcheggi in doppia fila, oppure dove è vietato, o ancora quelli

’a porco’, con tutto il rispetto per un animale tra i più intelligenti, che se avesse un’auto si comporterebbe meglio di tanti umani. Non lasciamo perdere per niente, invece, l’altro discorso, cioè quello che succede quando parcheggiando prendiamo dentro un’altra auto, ma non ci vede nessuno. Non è che, perché appunto non ci sono testimoni, non sia accaduto niente. Eppure, per molti,

è come se lo fosse. Parlo per esperienza personale: per due volte in pochi mesi (l’ultima pochi giorni fa) ho trovato la mia auto sotto casa ammaccata da un’altra, rigorosamente rimasta fantasma. Ora, siccome può succedere di provocare un danno perché la perfezione non è di questo mondo, la buona educazione, anzi il vivere civile, vorrebbe che si lasciasse un biglietto con un recapito, oltre che con le scuse. Manco per sogno.

Oltre alla rassegnazione della spesa per far riparare le conseguenze del botto, resta addosso una sensazione di disagio, perché quando è capitato a te il biglietto lo hai lasciato, e per un attimo - ma solo per un attimo - ti senti un po’ cretino. L’imbarbarimento dei costumi passa anche da questi gesti (mancati).