"I medici non si trovano, paghiamo anni di errori"

Il primario Rossi: anche le coop faticano a reclutare il personale da mandarci "Le tariffe elevate non dipendono dalla Regione, è il mercato che fa il prezzo"

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di Franco Veroli

"La strategia di reclutamento della giunta regionale e dell’Asur per coprire le gravi carenze di medici nei servizi di emergenza-urgenza, cioè ricorrere a cooperative private, è l’unica soluzione praticabile in tempi brevi. Se qualcuno è in grado di proporre alternative giuridicamente percorribili, credo che tutti sarebbero ben lieti di esaminarle". Emanuele Rossi (nella foto), primario del pronto soccorso di Macerata, spiega la delicata situazione che si è venuta a determinare e che mette a rischio un servizio essenziale.

Come si è arrivati a questo punto?

"Le responsabilità non sono certo della direttrice dell’Area Vasta 3, Daniela Corsi, né dell’assessore Filippo Saltamartini, né della attuale giunta regionale, né di quella precedente, del presidente Ceriscioli. Sono da andare a cercare altrove e più lontano nel tempo".

Dove e quando?

"Scontiamo gli errori di una mancata o errata programmazione che rimanda ai governi nazionali e alla gestione dei corsi universitari, in particolare quelli di specializzazione, negli ultimi venti anni. Dopo l’istituzione del numero chiuso, nel 1987, a fronte di un quadro generale della sanità che dall’inizio degli anni 2000 è andato cambiando, non c’è stata la capacità di uno "sguardo lungo". Anche quando ci sono stati segnali che annunciavano questo scenario (non da oggi si parla di carenze, tanto che alle coop nelle Marche si è già fatto ricorso nel 2019) si è preferito tamponare, navigare a vista. Ora, però, i nodi, sono arrivati al pettine. Medici per il pronto soccorso, ma anche per il 118, non se ne trovano. È una criticità che interessa tutta l’Italia. Le Marche e Macerata non fanno eccezione".

Non si può assumere?

"Si potrebbe, ma servono medici specializzati che non ci sono. Anche perché agli errori del passato si aggiunge un altro fattore: sono sempre meno quelli che vogliono lavorare in pronto soccorso o al 118. Negli ultimi anni ho curato diverse procedure concorsuali che, però, sono andate deserte. Su circa 1.100 borse di specializzazione attivate per la medicina d’emergenza-urgenza a livello nazionale (nelle Marche il numero è stato elevato dalla Regione con propri fondi), le domande sono state appena la metà. E per formare un medico, tra corso ordinario e specializzazione, servono dieci anni. Le aggiungo una notizia fresca fresca. Il bando con il quale l’AV3 ha deciso nelle scorse settimane di ricorrere ai privati ha visto l’interesse di una sola cooperativa che, però, ci ha già detto che non è in grado di fornirci i medici di cui abbiamo bisogno. Neanche le cooperative li trovano così facilmente. E questo chiarisce anche la questione dei costi".

In che senso?

"Le elevate tariffe orarie non le stabilisce la Regione, ma il mercato: la domanda di medici per i pronto soccorso è molto elevata e i medici sono pochi. Questo spiega i 100 euro l’ora chiesti dalle cooperative. Peraltro in altre regioni si arriva anche a 170. Il problema è chiaro e su di esso non si deve fare facile demagogia, visto che il pronto soccorso non può – e non deve – essere chiuso".

Se neanche la cooperativa manderà i rinforzi richiesti come farete?

"Dovranno essere assunti provvedimenti di emergenza, oltre a ricorrere ad altri bandi. La situazione è veramente difficile. Di concerto con la Regione e la direzione dell’Area Vasta faremo tutto il possibile per cercare una soluzione".