
di Lucia Gentili
"Vedere l’abito da noi creato prendere vita sulla scena è sempre un’emozione grande". A parlare è Monica Erodiade, titolare della sartoria omonima a Urbisaglia, insieme ai suoi due inseparabili collaboratori, il marito Enzo Tallè e la figlia Anna Maria. Dalle loro mani sono usciti l’abito in pizzo e piume di struzzo e quello Arlecchino, con patchwork, indossati dalla protagonista della Carmen (il mezzosoprano Ketevan Kemoklidze), e l’abito in tessuto tartan di Micaëla (il soprano Michela Mantegna); tutti e tre rigorosamente su misura. E disegnati da Nika Campisi. Nel 2022 il trio ha plasmato il costume di don Bartolo e Figaro ne "Il barbiere di Siviglia" (disegnato dalla Campisi) e nel 2021 con la sartoria dello Sferisterio ha lavorato a tutta l’Aida (in questo caso i costumi erano disegnati da Silvia Aymonino). Il legame con il Macerata Opera Festival è di lunga data. Ma non è l’unico per questa azienda familiare, dove la tradizione sartoriale si tramanda di generazione in generazione. Il padre di Monica, Donato (scomparso lo scorso dicembre), era un sarto che lavorava per grandi firme, mentre la madre Maria una pantalonaia. Monica, che frequentava ragioneria, passava le estati nel loro laboratorio. Una passione che ha respirato fin da bambina. Si è sposata nel 1988; lei era appena uscita dalle superiori e Enzo faceva il muratore (sua nonna era una sarta). Ma, crescendo insieme e partendo da zero, si sono talmente innamorati dell’arte del cucito che nel 1996, a Colmurano, hanno aperto un’attività tutta loro, in un’ex scuola di campagna, la Sartoria Erodiade appunto, poi trasferita nel 2009 a Urbisaglia. Monica segue la parte amministrativa, si occupa di rifiniture, lavorazioni a mano e aiuta nella composizione; Enzo di modellatura e taglio e prepara i capi per le prove. Così come la figlia 33enne Anna Maria (soprattutto per il femminile), che pure a sua volta ha seguito le orme dei genitori. Dopo il liceo artistico a Macerata, dove si è specializzata nell’arte del tessuto, nel 2007 è entrata in azienda. La sartoria collabora da tempo con il mondo teatrale e cinematografico. Ha ricevuto molti riconoscimenti a livello nazionale e non solo. Realizza abbigliamento su misura per uomo e donna, abiti da cerimonia, teatrali, storici e costumi per lo spettacolo. Tutti i capi sono fatti a mano, dopo una selezione accurata di tessuti. Monica e co. sono tra i pochi ad impreziosire le creazioni con finiture di seta, fodere in cupro bemberg tinto in filo e per gli interni impiegano canapè e crine curando ogni dettaglio, partendo da una ricerca minuziosa per reperire solo materiali naturali e di qualità. Cosa non semplice, considerando la carenza di accessori in provincia. Tra i loro lavori, solo per citarne alcuni, costumi per la cerimonia di apertura e chiusura delle Olimpiadi invernali Torino 2006, cerimonia di aperture e chiusura Sochi 2014, poi lavori con la Labcostume di Roma, per il San Carlo di Napoli, il teatro Real di Madrid, la Scala di Milano, l’Arena di Verona (Traviata di Hugo de Ana), per il regista Luca Ronconi ecc. "Di recente – dice Monica – mi ha dato tanta soddisfazione lavorare per il grande stilista Roberto Capucci ("lo scultore della seta", con i suoi memorabili abiti per regine e star, ndr) ad una collezione unica ispirata ai manti della Madonna. Io mi sono occupata dell’Annunciazione e della Madonna Nera". Dietro ad ogni creazione c’è una storia e tanta mole di lavoro. "Mi piace tutto di questo mestiere – conclude –, è come una ’figlia’ di cui prendersi cura costantemente. Richiede tempo. Quando c’è una scadenza non esistono sabati né domeniche, si fanno nottate e orario continuato. Ma ne vale la pena, sempre".