I nuovi poveri alla Caritas "Faticano a chiedere aiuto"

Il neodirettore Denis Marini: evitano di venire di persona, preferiscono telefonare "Anche il ceto medio-alto ora non ce la fa, in tanti hanno perso la stabilità"

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Due anni di Covid, la guerra e ora le bollette. Situazioni difficili che si sommano e rendono inevitabile per molti dover chiedere aiuto. E così sono sempre più gli italiani che bussano alla porta della Caritas. Lo sa bene il nuovo direttore Denis Marini che, nonostante sia stato nominato da poche settimane, ha avuto modo di raccogliere numerose necessità e, per cercare di rispondere in maniera adeguata, ha chiesto ai suoi collaboratori una mappatura del territorio per capire come intervenire. "Il mio intento – spiega Marini – è di non avere una Caritas dentro le mura di Macerata, perché siamo una realtà diocesana e dobbiamo essere presenti ed emancipati per rispondere ai bisogni di tutti".

Come stanno cambiando le condizioni di povertà?

"Si stanno catapultando in maniera irreversibile sulla nostra società perché prima, pensando alla povertà avevamo in mente il disagio sociale, mentre oggi veniamo da due anni di pandemia da cui ancora non siamo usciti e che ha creato ripercussioni psichiche. Di fronte alle nuove difficoltà, ci presentiamo con un bagaglio già molto pesante. Chi viveva in condizioni di precarietà oggi le vive ancora di più, perché durante il Covid c’è chi ha perso il lavoro, ma ora anche chi era riuscito a mantenere un’occupazione è davanti a una dura prova. Non è solo il ceto basso, ma anche il ceto medio-alto che viene a chiedere aiuto per il pagamento delle bollette e perché non sa come comprare i generi alimentari".

Quando parla di ceto medio si riferisce ad artigiani e commercianti?

"Sì, ma anche a chi lavorava in grandi aziende che hanno ridotto o interrotto la produzione. Persone che avevano una vita stabile e che oggi quella stabilità non ce l’hanno più. Così come gli anziani che, tra pensioni al minimo e bollette alle stelle, ne escono devastati".

Le nuove difficoltà si sommano a quelle che già seguivate.

"La Caritas continua a rispondere alle situazioni legate al sostegno lavorativo e a una nuova forma di povertà che sta affiorando in maniera sempre più forte e rappresentata dalla solitudine degli anziani. Con le utenze alle stelle chi si poteva permettere una badante, oggi non è detto possa riconfermarla, così come parenti e figli hanno necessità di lavorare e spesso non possono seguire i loro anziani".

Cambiano le persone che bussano alla porta della Caritas.

"Sì, perché se fino a qualche anno fa oltre il 70% delle persone che si rivolgevano alla Caritas erano straniere, oggi il rapporto tra italiani e stranieri è alla pari. Anche se c’è un approccio diverso, perché l’italiano vive male il chiedere aiuto, per cui spesso evita l’incontro e preferisce il contatto telefonico".

Una volta chiesto l’aiuto come interviene la Caritas?

"Si procede con l’ascolto per verificare le condizioni della famiglia per capire come intervenire. Anche perché la logica del dare non è sempre educativa, ma va ponderata, altrimenti alcune persone rischiano di rimanere in uno stato di povertà eterna. Una volta verificata la situazione ed erogato il sostegno, cerchiamo di riavviare un percorso di autonomia".

m. p.