Il bonus rovina la digestione

Alessandro

Feliziani

Sere fa ad un tavolo all’aperto di una pizzeria di Macerata in compagnia di amici, in

maggioranza pensionati, si parlava di varie amenità. Ad un tratto due dei commensali

dirottavano involontariamente il discorso su argomenti più seri. I due riferivano di

aver trovato nella pensione di luglio – senza aver dovuto farne richiesta – il bonus di

duecento euro, erogato dall’Inps a coloro che hanno un reddito personale inferiore a

35.000 euro. “Allora, stasera la pizza la pagate voi!”, esclamava uno escluso dal bonus. “E no! – ribatteva uno dei beneficiari –. Se voi non avete trovato i duecento euro in più significa che godete di una pensione alta, quindi dovreste pagare voi”.

Nel prosieguo della discussione trovavano via via posto altre riflessioni, che

avrebbero tenuto testa in un dibattito con i nostri politici.

Ad esempio il fatto che per

il bonus si sia tenuto conto del reddito personale del pensionato e non di quello della famiglia, finendo per erogarlo anche a chi non ne avrebbe bisogno: uno spreco.

Anche le riduzioni generalizzate sulle bollette di gas e luce – faceva osservare un altro – avvantaggiano sia chi ha effettivo bisogno, sia quanti non hanno problemi economici; che almeno fosse stata prevista una differenziazione per reddito oppure tra utenze per la prima e la seconda casa. Questi interventi a pioggia, così come la riduzione delle accise sui carburanti, si faceva poi osservare, sono provvedimenti che tengono artificiosamente bassi i prezzi, ma creano miliardi di debito e i debiti di oggi saranno più tasse domani. “Quando lo Stato con una mano dà, con l’altra è costretto a prendere”, aggiungeva un altro. “I politici sono solo smaniosi di avere un consenso immediato e non pensano al

futuro dei nostri figli”, continuava un’altra, che dopo aver gustato in silenzio la sua

pizza ai fiori di zucca con acciughe, chiosava: “Ero venuta con tanto appetito, ma con questi discorsi la cena me l’avete fatta diventare indigesta”.