
Per la difesa si trattava di omicidio preterintenzionale e non volontario. Ma i giudici hanno respinto il ricorso. La famiglia: "Siamo soddisfatti".
Omicidio di Alika, la Cassazione ha rigettato il ricorso della difesa e ha confermato la condanna a 24 anni di carcere per Filippo Ferlazzo, il 35enne originario di Salerno che aveva aggredito, buttato a terra e soffocato l’ambulante nigeriano Alika Ogorchukwu, uccidendolo a mani nude, sotto gli occhi dei passanti, in pieno centro a Civitanova. Era il 29 luglio del 2022, di primo pomeriggio. Un episodio di violenza che aveva scosso profondamente la città.
Secondo quanto era stato ricostruito il nigeriano, residente a San Severino, avrebbe proposto con insistenza alla compagna di Ferlazzo di prendere delle confezioni di fazzoletti in cambio di soldi. A quel punto sarebbe intervenuto Ferlazzo, mentre la compagna si trovava in un negozio lungo il corso. Prima le parole, poi un colpo di stampella, quella con cui il nigeriano era solito camminare, in grado di farlo cadere, poi l’aggressione brutale a mani nude. Una aggressione durata poco più di due minuti. Fino alla morte, in strada, davanti ai passanti che avevano cercato di fermare Ferlazzo, urlandogli di smetterla, che così lo avrebbe ammazzato. Dopo averlo lasciato senza vita sul marciapiede, Ferlazzo si era allontanato. Era stato rintracciato poco dopo dalla polizia.
Ieri l’udienza in cassazione, che ha confermato i 24 anni per omicidio volontario (con l’aggravante dei futili motivi) che erano stati decisi in primo grado dal tribunale di Macerata e poi confermati dalla Corte d’Appello di Ancona. A Roma erano presenti l’avvocato Roberta Bizzarri, che difende il ragazzo, e l’avvocato Francesco Mantella, che assiste la moglie dell’ambulante nigeriano, la signora Charity Oriakhi. La difesa aveva sostenuto che l’omicidio fosse preterintenzionale e non volontario, perché il 35enne non avrebbe agito con l’intenzione di ucciderlo. "Siamo soddisfatti per conferma della pena ma questa resta una vicenda dolorosa e bruttissima – ha commentato l’avvocato Mantella, subito dopo aver appreso l’esito dell’udienza –. Spero che per la famiglia di Alika possa aprirsi una prospettiva di risarcimento. Ci attiveremo con il fondo statale che paga le mogli e i figli delle persone assassinate. Ora la signora Charity, che vive e si prende cura di suo figlio, sta cercando lavoro e si sta dando da fare. Colgo l’occasione per ringraziare il sindaco di San Severino che ha ritenuto di assegnare alla vedova una abitazione".