Il caso degli assistenti educativi: "Vanno reintegrati nella scuola, danneggiati anche gli alunni"

La mobilitazione della Fp Cgil per gli educatori che lavorano al fianco dei ragazzi con disabilità "Sono quasi tutti dipendenti di cooperative, una precarietà che penalizza pure gli studenti".

Gli assistenti educativi chiedono di essere reintegrati nella scuola, a sostegno degli alunni con difficoltà. Lo hanno fatto con un presidio giovedì ad Ancona e in tutti i capoluoghi di regione, promosso dalla Fp Cgil. Anche Macerata si è mobilitata. "A sostegno dell’iniziativa – spiegano Andrea Coppari e Giovanni Smargiassi di Fp Cgil di Macerata –, abbiamo organizzato un’assemblea sindacale rivolta a tutti gli assistenti educativi all’autonomia e alla comunicazione dell’inclusione scolastica della nostra provincia. Sono 65mila in Italia e oltre duemila nelle Marche gli educatori che a scuola danno un sostegno alle alunne e agli alunni con disabilità. Il loro ruolo è indispensabile per l’integrazione degli alunni nel percorso scolastico, eppure la loro condizione lavorativa è poco tutelata, nonostante le competenze richieste. Non fanno infatti parte del personale scolastico, essendo quasi tutti dipendenti di cooperative, e vivono una condizione di precarietà strutturale. Infatti, nonostante spesso abbiano un contratto a tempo indeterminato, non hanno alcuna certezza reddituale e sono pagati solo per le ore di servizio effettivo: in tutti i casi di assenza del bambino e di chiusura degli istituti scolastici (estate, vacanze natalizie, neve ecc) questi lavoratori non percepiscono alcuna retribuzione". Secondo la Cgil, "questa dinamica inaccettabile si inserisce in un quadro già povero: i contratti di lavoro sono sempre part time e gli inquadramenti contrattuali degli operatori (che dipendono dai capitolati di appalto dei Comuni che danno in gestione il servizio) sono bassi, nella gran parte dei casi non è riconosciuto il ruolo educativo". Una precarietà lavorativa che si traduce purtroppo in precarietà anche per le bambine e i bambini, le ragazze e i ragazzi "che hanno diritto a un sostegno e non possono essere trattati come alunni di serie B. Continueremo a mettere in campo azioni per denunciare la situazione e farci portavoce delle necessità di una classe di lavoratori, che chiedendo il giusto riconoscimento della loro professione".