"Il centrodestra ha ritrovato l’unità Adesso condivisione nelle scelte"

Ciarapica e il secondo mandato: la città ha riconosciuto il lavoro fatto in questi anni e ci ha premiato "Preoccupato dal record di astensionismo: hanno pesato il Covid e l’alto numero di candidati a sindaco"

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di Giuliano Forani

Fabrizio Ciarapica, il sindaco uscente, posto al centro di fuochi incrociati di accuse e polemiche, è uscito vincente dalla dura competizione elettorale e si conferma alla guida di Civitanova per altri cinque anni.

Sindaco, non le chiedo che cosa farà e quali sono i suoi progetti, li ha già illustrati in questa campagna elettorale, la invito però a una riflessione insieme: che effetto le fa essere eletto da poco più del 38 per cento dei civitanovesi? Non le sembra che sia il dato più preoccupante di questa tornata elettorale?

"Sì, in realtà è così e la cosa non può non far riflettere. È però un dato nazionale che non riguarda solo Civitanova. È un trend che in città ha avuto avvio nel 2017, quando a fronte di un 57 per cento di elettori al primo turno, si è registrato un calo di 12-13 punti al ballottaggio che ha portato all’elezione di Corvatta. C’è purtroppo disaffezione. Tra le cause, almeno per queste elezioni, io metto anche il Covid e le difficoltà che esso ha trascinato con sé. I vaccini, il green pass, le polemiche… c’è stato l’isolamento della persona, soprattutto dei giovani. Si è accentuato il malessere".

Tutta colpa del Covid, quindi, se solo 13mila cittadini su 36mila decidono di votare? Non le pare un giudizio troppo ottimistico il suo?

"Il Covid è una concausa, non l’unica. Il fatto è che c’è disinteresse diffuso verso la politica e questo deve indurre tutti a una riflessione. Se guardiamo anche la composizione del nuovo consiglio comunale, vediamo che in prevalenza sono gli stessi consiglieri della legislatura precedente. Se da una parte questo è segno di fiducia in loro, e la cosa non può non rallegrare, dall’altra conferma che sono sempre di meno i cittadini disposti a impegnarsi in prima persona e l’astinenza dal voto è una conferma. Nel caso di Civitanova, però, un fatto è da registrare, e cioè che molti giovani hanno accettato di presentarsi in lista e ci hanno messo faccia e impegno. Spero sia l’inizio di un’inversione di tendenza".

Quale pensa sia la ricetta giusta per favorire tale inversione?

"Non è facile, ritengo sia necessario creare le condizioni per coinvolgerli di più e farli diventare parte attiva. Una volta c’erano le scuole di formazione politica, ma erano altri tempi. Oggi è necessario utilizzare altri canali per avvicinare i giovani".

Si aspettava un successo di questa portata?

"Non saprei risponderle. Il ballottaggio è sotto molti versi una partita nuova, si ricomincia dallo 0 a 0 e quindi non sai mai come va a finire. Personalmente ero fiducioso che la città avrebbe risposto positivamente al lavoro svolto e ci avrebbe chiesto di proseguire".

La Paglialunga è stata un osso duro, determinata e seria.

"È stata sempre presente e ha recuperato anche qualche voto. Il centrodestra, però, ha dimostrato compattezza nonostante qualche inevitabile screzio lungo il percorso, ma fa parte del gioco. Nel momento del bisogno, però, ha saputo ritrovare la necessaria unità e i risultati si son visti. Da dire anche che le sei candidature a sindaco hanno diviso gli elettori, che al momento della decisione definitiva, venuto meno il loro candidato, hanno optato per l’astensione".

Alla luce dell’esperienza vissuta, che cosa rifarebbe e non rifarebbe in questa nuova legislatura?

"Sicuramente riproporrei il Covid Hospital, anche se è stato fortemente contrastato pure in maggioranza. Mi sono trovato solo contro tutti, ma alla fine, la mia scelta, “impopolare’’, è risultata vincente per la salute dei cittadini. Quanto al resto, per alcune scelte strategiche, favorirei decisamente un maggior coinvolgimento. Si sa, però, che in politica non tutto son rose e fiori, ed è anche vero che non sbaglia solo chi non fa".