
L’assessore Marco Caldarelli difende il city brand (a destra) presentato nei giorni scorsi dal Comune
"Apprezzo il dibattito, ma il city brand è geniale. Non è soltanto il marchio, ma il suo procedimento di creazione. Sonnoli lo ha costruito basandolo su tre bellissimi colori". L’assessore Marco Caldarelli interviene sulla querelle che sta animando la città. La presentazione del marchio – il cui progetto, finanziato con fondi Iti, è costato 30mila euro – ha suscitato una forte discussione su quanto questo sia o meno identificativo, nonché sulla pura estetica del disegno del rinomato studio grafico riminese Sonnoli. "Il fatto che se ne parli molto è positivo.
L’idea di un logo dinamico è eccezionale. Il brand non è soltanto quello che oggi viene identificato come marchio, ma il suo procedimento di creazione, che può produrre risultati diversi in base a cosa si cerca di rappresentare applicandolo. Sonnoli ha costruito un procedimento con tre colori – sottolinea Caldarelli –, un rosso ‘cuore’, molto interessante, un azzurro e un color sabbia, quello proprio dello Sferisterio o dei palazzi nobiliari maceratesi, una via di mezzo tra beige e ocra".
"Quelle forme poi, al contrario di ciò che viene detto, le ha solo Macerata. Il dinamismo del logo è studiato sul territorio, con l’interno delle mura, il centro abitato e l’estensione del Comune. Il marchio registrato permette di porre questi elementi in permanente movimento, con l’uso dei colori consentito per realizzazioni ulteriori rispetto a quelle apparse nelle slide. Apprezzo tutti i vari esiti del disegno, tridimensionali, bidimensionali, con il centro abitato allargato o quello che ha il centro storico ridotto. Un’idea da concorso nazionale". Caldarelli spiega però, rispetto all’accesa discussione generata, anche che "per fortuna a qualcuno non piace, è un segnale potente di libertà e democrazia. Comunque, il pregio del marchio è direttamente proporzionale alle modalità con le quali viene utilizzato. Il nostro grafico Emilio Antinori, che è anche un artista, sarà perfettamente in grado di gestire l’applicazione pratica del brand".
Il consigliere di Strada Comune Alberto Cicarè si esprime in maniera opposta: "L’origine di tutti i mali sta nel nome, ‘city brand’. Quando vuoi parlare della tua città all’esterno, con l’uso di questo termine stai già percorrendo la strada per la cafonata. Non una dichiarazione di senso ma uno slogan. Il brand è un marchio commerciale. Cosa vogliamo vendere? E cosa siamo disposti a fare per emergere e renderci visibili?". Rispetto al lato della rappresentatività della città nel marchio, Cicarè aggiunge: "La responsabilità non è dell’autore, che fa il suo lavoro, ma di chi quel lavoro glielo ha commissionato e accettato. Ma da chi parla di ‘city brand’ invece che di logo non puoi aspettarti di più. Cosa puoi aspettarti da chi a Macerata negli ultimi cinque anni ha reso il bello una merce rarissima? Quel city brand che sembra uno scherzo è figlio di tutto questo".