Il critico Alberto Mattioli "Pazzo per lo Sferisterio"

Marche e opera, che passioni. Il buon vivere maceratese. nell’ultimo libro del giornalista. innamorato del belcanto

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di Luigi Luminati

"Lo Sferisterio di Macerata è uno dei posti più strani e affascinanti di un’Italia dove pure non ne mancano". Sarà anche "Pazzo per l’Opera" (è il titolo del suo ultimo libro, appena pubblicato da Garzanti) il critico melomane Alberto Mattioli, ma anche la sua passione per le Marche non è da meno. Da Pesaro "miglior festival lirico degli ultimi decenni", allo Sferisterio di Macerata il passo è breve. Dal "giuoco del pallone" alla lirica è un passaggio quasi naturale "per questa struttura stretta e lunga, dominata da un enorme muro spoglio e bellissimo, che fa da sfondo al palcoscenico". L’acustica, però, è buona sul serio. "Tanto che Macerata era nel comune sentire una specie di arena-bis – scrive Alberto Mattioli –, ma con le ultime due gestioni, prima quella di Francesco Micheli e poi quella dell’attuale triumvirato (Luciano Messi, Barbara Minghetti e Francesco Lanzillotta), l’immagine del festival è cambiata perché è cambiato il festival". Mattioli ricorda positivamente il lavoro di "un sindaco sveglio e di travolgente simpatia come Romano Carancini, che ha recuperato il rapporto con la comunità locale". Un festival capace di presentare degli spettacoli interessanti, vivi, non museali né turistici, stimolanti. "Come L’elisir d’amore balneare di Damiano Michieletto, il bellissimo Macbeth siciliano di Emma Dante, il Don Giovanni in taxi di Davide Livermore. Con Lanzillotta che veglia sulla qualità musicale", sottolinea Mattioli nel suo libro. "Ma c’è un’altra ragione per cui negli ultimi anni – sottolinea sempre Mattioli nel suo ultimo volume – la tappa nelle Marche è diventata indispensabile nel mio personale grand tour festivaliero: il posto. Macerata è una piccola città di grande bellezza incastonata in un’Italia di antica civiltà, orgogliosamente provinciale, accogliente e sorridente". E altro che classifica delle città dove si vive bene, per Alberto Mattioli e tutti i melomani, Macerata vuol dire anche "Pancia mia fatti Sferisterio". "Quando ci si siede davanti al fritto misto dalla "Rosa" o sotto gli alberi della "Baita" all’abbadia di Fiastra per grigliate quasi commoventi", ricorda il critico con la fissazione dell’opera. "Abbandonandosi – conclude il critico melomane Alberto Mattioli – ai ritmi lenti di quest’Italia libera dalla tirannia della fretta, capendo che vivere può essere ancora piacevole". Sono delle parole che suonano come musicali, sentite e intelligenti, molto di più di una confusa classifica sulla qualità della vita, che poi non premia mai abbastanza i risultati ottenuti dalle piccole Marche.