Pierfrancesco
Giannangeli
Bastato un semplice tweet
di una fotografa,
una richiesta di aiuto
per rintracciare una persona immortalata dentro la cornice di uno scatto, per scatenare, tra giovedì e venerdì,
un pandemonio di fantasie. "Ho fatto questa foto alla finalissima a Wembley e mi piacerebbe trovare la ragazza con le braccia alzate, ci riusciamo?", chiede Sara Aribò, che in una bellissima immagine durante Argentina-Italia
ha fissato, dietro a un Messi poeticamente sfocato, gli spalti dove si distingue appunto
una ragazza, unica in piedi.
Alla domanda della fotografa non si sa se qualcuno abbia risposto o si sia addirittura riconosciuta, però è bastato uno che dicesse di avere visto più in là Maradona,
con lo sguardo basso e il volto nascosto da un cappellino
della Ferrari, per alimentare
un inverosimile tam tam. Diego Armando Maradona, uno
dei più grandi geni del pallone, è infatti purtroppo morto il 25 novembre 2020. Ma un fatto incontrovertibile, per quanto doloroso, non è stato sufficiente a frenare la frase
"il Diez è vivo"
e la conseguente affermazione "elijo creer", cioè "scelgo
di credere", che è diventata
una valanga virale. Ora, quanti ci credono veramente a quello che scrivono, oppure quanti lo hanno fatto con un romantico retropensiero destinato
a cambiare l’ineluttabile,
non è dato sapere. Però il fatto, diventato fenomeno, fa riflettere, perché cambiare la realtà e fare proseliti in questo senso è uno degli sport più praticati al tempo dei social. Inventare il vero, e crederci, nell’attuale società sta diventando ingombrante e preoccupante, perché spazia
in campi decisamente più seri di uno stadio in festa. Diverso è invece il fascino dello sguardo laterale sulle cose
e in settimana abbiamo perso un vero maestro del genere: Gianni Clerici, che del raccontar divagando il tennis (dottor Divago lo aveva soprannominato Rino Tommasi) aveva fatto un’arte, uno stile unico. Lui davvero
ci mancherà, mentre dei deliri social possiamo fare a meno.