GIORGIO GIANNACCINI
Cronaca

Il lavoro di Venturi a 99 anni: "Un vocabolario sul dialetto"

L’ex sindacalista della Cisl ha scritto un dizionario dal maceratese all’italiano e viceversa.

Domenico Venturi, 99 anni

Domenico Venturi, 99 anni

La geografia oggi lo vorrebbe romagnolo, perché il paese dove 99 anni fa è nato, Pennabilli, non appartiene più alle Marche. Domenico Venturi, però, oltre che marchigiano si sente orgogliosamente maceratese, perché qui vive da più di 70 anni. A Macerata è arrivato nei primi anni Cinquanta per dare vita alla sede provinciale della Cisl, di cui è stato segretario per molti anni. Una volta arrivato alla pensione non ha smesso di impegnarsi nel campo sociale a servizio del prossimo. Ha continuato ad essere attivo nelle Acli, ha promosso e gestito corsi di formazione professionale presso il carcere di Camerino, ha costituito una cooperativa edilizia che nei primi anni Ottanta ha realizzato 65 alloggi nel quartiere di Collevario, è stato volontario nella Croce Rossa Italiana e ha fondato il Centro sociale CSA93 di via Ungaretti a Macerata. Negli ultimi trent’anni ha dedicato tutte le sue energie, tuttora ben conservate, ad un progetto che gli frullava in testa da tempo: realizzare un "Picculu vucabulariu Maceratese". La prima versione a stampa l’ha presentata al Carlino, giornale di cui da sempre è affezionato lettore. Va subito detto che il volume – a dispetto del titolo – è tutt’altro che piccolo. Circa 600 pagine, formato 21x30, con la doppia struttura di un classico dizionario bilingue: "Maceratese-Italiano" e "Italiano-Maceratese".

Venturi, con quale scopo ha realizzato il "vucabulariu"?

"Per salvaguardare le tradizioni e gli usi locali, che vanno vissuti nel massimo rispetto".

Da quali materiale è partito?

"Da vecchi manoscritti, da libri dei maggiori autori dialettali della provincia, ma soprattutto dalla viva voce di tante persone. Dagli anni ’50 agli anni ’70 ho girato la provincia in lungo e in largo per organizzare le iniziative sindacali sul territorio, frequentando molto il mondo agricolo, specie durante le lotte per la soppressione della mezzadria. Tutti parlavano quasi esclusivamente in dialetto e quando prendevo appunti mi piaceva annotare le espressioni dialettali".

Perché le annotava?

"Perché il dialetto aiuta a comprendere la cultura, le tradizioni e gli usi locali, quindi anche a capire ed entrare in sintonia con l’interlocutore".

Nella nostra provincia il dialetto non è uguale ovunque.

"Rimasi subito colpito dalla differenza dei suoni e delle espressioni che riscontravo tra un comune e l’altro, infatti nel vocabolario riporto le varianti di ogni parola, soprattutto quelle più evidenti tra la zona costiere e l’entroterra".

Le ultime ottanta pagine sono le più "gustose".

"I vocabolari indicano come si scrivono e si leggono le parole, ma non forniscono il senso del vero parlare. Quindi ho ritenuto utile fornire chiarimenti con alcuni esempi tratti da oltre mille proverbi, detti e frasi dialettali, nonché altre curiosità e tipiche conversazioni dialettali tra amici".

Quale speranza ripone in questo "vucabulariu"?

"Che attraverso il dialetto si possa ritrovare quel senso di comunità che si sta perdendo. Oggi c’è tanto bisogno di quel "vivere più solidale" del passato".