"Il mal di stomaco mi salvò la vita"

"Il mal di stomaco mi salvò la vita"

"Il mal di stomaco mi salvò la vita"

"A causa di un forte mal di stomaco, il comandante mi mandò a casa per farmi curare dal medico. Il giorno dopo seppi che la mia squadra era stata fucilata. Tutti i miei compagni morirono in quello che passò alla storia come l’eccidio di Montalto". A parlare è quell’uomo salvato da un mal di stomaco: Galliano Mazzaferro, che oggi ha 97 anni ed è ospite alla residenza per anziani Fondazione Opere Pie ’Didari’ di Francavilla d’Ete (Fermo). Quest’anno ricorre il 79° anniversario dell’eccidio di Montalto, avvenuto il 22 marzo 1944, quando i nazifascisti fucilarono oltre trenta ragazzi (la maggior parte tolentinati), che si erano rifugiati sulle montagne tra Caldarola e Cessapalombo. In questi giorni i Comuni dell’entroterra coinvolti svolgono una serie di celebrazioni per rendere omaggio ai Martiri di Montalto, come ogni anno. Il superstite Mazzaferro ha raccontato la sua storia al periodico della Fondazione. "Sono nato a Ripe San Ginesio il 16 dicembre del 1925, mia madre mi raccontava che quel giorno c’era tanta neve, dopo soli tre giorni mi hanno battezzato". Il 97enne ripercorre così la sua vita: "Mio padre, Domenico, era un allevatore di vitellini, mamma Annunziata lo aiutava ed era una perfetta donna di casa. Il periodo della scuola era quello del governo fascista". Galliano entra nel dettaglio della storia: "A 21 anni sono partito per la guerra, i fascisti mi hanno caricato in auto insieme ad altri tre amici e ci hanno portato alla stazione di Corridonia, dove ci aspettava il treno a carbone per la Germania. Lungo la tratta Marche-Roma a circa metà strada, mi sono reso conto a cosa andassi incontro, ho aperto velocemente lo sportello e sono saltato giù, ho impiegato un giorno e mezzo per tornare a casa a piedi: ero stanco, affamato, assonnato. Dopo questo episodio ho scelto di unirmi ai partigiani di Montalto. Sono stato fortunato perché a causa di un forte mal di stomaco il comandante mi mandò a casa per farmi curare dal medico. Il giorno dopo seppi che la mia squadra era stata fucilata. Tutti i miei compagni morirono in quello che passò alla storia come l’eccidio di Montalto, solo un uomo si salvò, fingendosi morto a terra". Poi Galliano, vedovo, due figli (Gabriele e Mario), parla del suo presente alla residenza di Francavilla, dove è ben voluto da tutti.