"Siamo molto rispettosi dei diritti del creditore, infatti gli abbiamo offerto un importo triplo rispetto al valore dei due pezzetti di terreno che ha pignorato. Per il resto, se lui rappresenta 28 famiglie a cui dà lavoro, qui ce ne sono oltre cento che hanno perso la casa sette anni fa". Marco Paolucci, l’amministratore di quasi tutti gli otto condomini di via Pantaleoni in attesa di demolizione, risponde così all’avvocato Marina Astolfi, "che sta seguendo una strada che secondo me non porterà alcun risultato al suo assistito". La vicenda è quella dei palazzoni inagibili dal terremoto tra via Pantaleoni e via Zorli. Per demolirli e ricostruirli, sono stati stanziati fondi dall’Ufficio speciale della ricostruzione e anche con il bonus del 110 per cento.
Inoltre, dato che la loro demolizione comprometterebbe la stabilità della strada l’Usr ha stanziato anche altri soldi per metterla in sicurezza. In tutto sono circa 50 milioni di euro. I lavori devono iniziare dalla demolizione degli ultimi piani; con quel materiale si riempirà il fossato tra palazzi e strada, e su quel piano lavoreranno i macchinari per consolidare via Pantaleoni. Per avviare le demolizioni servono i consensi di tutti i proprietari, che li hanno dati. Ma solo da poco è venuto fuori che su due frustoli di terreno, 15 metri quadri ciascuno, di accesso ai garage, c’è una procedura esecutiva, avviata dall’imprenditore Bianchini di Montelupone. Questi, afferma il suo avvocato, ha un credito di 50mila euro, "per il quale ha pignorato una serie di beni che valgono in tutto 343mila euro – precisa Paolucci –. I due frustoli, secondo il perito, valgono 750 euro ciascuno. La loro permanenza all’interno della procedura esecutiva non aggiunge nulla di concreto al creditore, a cui noi abbiamo offerto 4mila euro perché li liberasse e ci consentisse di andare avanti". Questa è stata una delle proposte, ma finora non è stato possibile trovare un accordo su quegli spazi, irrisori in una vicenda in cui si discute di opere per 50 milioni e oltretutto danneggiate dal terremoto, con il rischio che alla prossima scossa vengano giù sulla strada. La vendita all’asta di due pezzetti di terra, possibile non prima di marzo e qualora andasse a buon fine, non riuscirebbe comunque a saldare il credito vantato da Bianchini. "Purtroppo poi in questa vicenda il fattore tempo è determinante", aggiunge Paolucci, visto che i fondi del 110 per cento andranno persi se non iniziano i lavori entro l’anno. Senza quelli, le palazzine non potranno essere completate e tutto l’intervento – una maxi riqualificazione di edifici e strada pubblica – andrà a monte".