"Il mio volto nello spot della Fondazione Bocelli"

Benedetta Parrino ha visto distrutta dal sisma la sua scuola di Sarnano ricostruita grazie al noto cantante lirico. "Sorpresa e felice di essere stata scelta".

"Il mio volto nello spot  della Fondazione Bocelli"

"Il mio volto nello spot della Fondazione Bocelli"

La storia di Benedetta Parrino è quella di una ragazzina che a dieci anni, nel 2016, ha visto distrutta dal terremoto la sua scuola, a Sarnano. Oggi quella scuola è stata ricostruita grazie all’impegno della Andrea Bocelli Foundation, ma la storia di Benedetta non è stata dimenticata. Il suo volto, infatti, è tra quelli scelti per entrare a far parte dell’ultimo spot della Fondazione, disponibile online.

Cosa ha pensato quando la Fondazione l’ha chiamata per partecipare alla nuova campagna?

"In realtà è stata una sorpresa, non credevo che dopo tutti i progetti realizzati, dopo tutti i ragazzi incontrati, si ricordassero ancora di me. La mia esperienza di beneficiaria è solo una delle tantissime che la Fondazione ha supportato in 12 anni di attività ed è stata scelta per dare voce al claim “Abf è fatta di storie“, proprio perché per la Andrea Bocelli Foundation ogni storia è stata, è e sarà importante da sostenere e raccontare. Sono stata molto felice, quindi, di sapere che comunque anche io avevo lasciato in loro qualcosa e potevo, anche solo in parte, restituire ciò che l’Abf mi ha dato".

Ci può raccontare la sua esperienza con la Fondazione Bocelli? E cosa le ha insegnato?

"Ho conosciuto la Fondazione nel 2017, quando scelsero di ricostruire la scuola secondaria di primo grado che frequentavo, a Sarnano. È proprio in questa occasione che ebbi la possibilità, attraverso delle lettere, di ringraziarli per il supporto concreto ma anche molto umano che ci avevano offerto e che ancora porto nel cuore. In questi anni poi ho iniziato il liceo e quindi mi sono allontanata da quella realtà fino a quando, con mia grandissima sorpresa, sono stata ricontattata per il nuovo spot. È stata davvero un’emozione indescrivibile anche perché ho avuto la possibilità di conoscere altri ragazzi i cui destini, in qualche modo, si sono incrociati con quelli della Fondazione e ho rivisto alcuni dei volontari che avevano operato a Sarnano. È stato anche molto divertente sperimentare da vicino ciò che significa ’stare sul set’ e abbiamo trascorso due giorni ricchi di risate e di sorrisi. È stato davvero indimenticabile. Sicuramente è questo l’insegnamento più grande che mi hanno lasciato dalla Fondazione: che si può sempre ripartire e che lo si può fare insieme".

Il suo incontro con la Fondazione parte da un’esperienza terribile come quella del terremoto che ha colpito il centro Italia e, quindi, anche Sarnano nel 2016. Come si ricomincia dopo un’esperienza così difficile?

"Si riparte con la consapevolezza che non si è mai soli, soprattutto dopo un evento che ha terrorizzato, ha paralizzato tutti, nessuno escluso. E credo che ciò che ha dato veramente la spinta per ricominciare sia stata la certezza che le case, le scuole in qualche modo si ricostruiscono, l’importante è tenere stretti a sé gli affetti, le persone care".

m. p.