"Il teatro come simbolo della ricostruzione"

Ginesio Fest al debutto, i direttori artistici Vinicio Marchioni e Milena Mancini: vogliamo avvicinare i giovani all’arte dello spettacolo

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di Lucia Gentili

"Ricostruzione e ripopolamento passano anche attraverso lo spettacolo dal vivo. D’altronde, anche il mondo del teatro, dopo un anno e mezzo di pandemia, deve essere ricostruito". A parlare è Vinicio Marchioni (il Freddo di "Romanzo criminale"), che insieme alla moglie attrice Milena Mancini si occupa della direzione artistica della seconda edizione del "Ginesio fest" col "Premio San Ginesio all’arte dell’attore", in scena da stasera a mercoledì. Si partirà oggi, alle 18.30, nel chiostro di Sant’Agostino, che sarà scenario delle performance durante il festival, mentre il complesso dei Santi Tommaso e Barnaba ospiterà lo spazio dedicato a bimbi e adolescenti, a cura di Vera Vaiano. Marchioni ha conosciuto il borgo proprio attraverso la moglie, dodici anni fa. La Mancini ha infatti un legame profondo con San Ginesio, dove è cresciuta. "Ricordo che da bimba sognavo di indossare l’abito azzurro, colore di Porta Offuna – racconta lei –. Poi sono entrata nel gruppo dei tamburi per il palio. A San Ginesio ho dato il primo bacio e qui ho tanti amici. Tornando, spero sempre di poter donare a persone che mi stanno a cuore l’esperienza fatta negli anni, sia in Italia che all’estero" Stessa cosa per questo festival. I due direttori artistici hanno coinvolto nell’organizzazione i ragazzi del posto per la segreteria e l’accoglienza, con l’idea di realizzare un progetto più ampio: trasformare San Ginesio nel borgo delle arti performative, animandolo tutto l’anno con residenze artistiche e workshop. Mancini, che cosa si aspetta da questi cinque giorni?

"L’avvicinamento delle persone all’arte dello spettacolo dal vivo. San Ginesio ha uno dei teatri più antichi e storici della zona, che nel tempo ha accolto artisti di rilievo; mio padre aveva le operette impresse nella memoria. La speranza è che per il prossimo anno, per la terza edizione, sia aperto anche il teatro comunale ‘Giacomo Leopardi’". Perché avete deciso di coinvolgere anche i giovani?

"Perché portano speranza, gioia e arte nel paese. Per tanti mesi sono stati chiusi in casa: empatia e apertura sono invece necessarie per portare a casa una scena. Le masterclass (accesso gratuito) coinvolgeranno studenti di teatri stabili e scuole private (Brancaccio, Oltrarno, Gian Maria Volonté). La recitazione non deve essere un’arte elitaria, ma va messa a disposizione fin da piccoli. Grazie al coinvolgimento dell’associazione Unita, si parlerà dei diritti degli attori e di tutela del lavoro". Marchioni, già con il documentario "Il terremoto di Vanja" avete acceso una luce sul territorio. Qual è ora l’obiettivo?

"L’obiettivo è di attrarre pubblico, critici, addetti ai lavori e media in uno dei borghi più belli d’Italia, anche per il turismo, riportare più luce possibile. Oltre alla ricostruzione del borgo, nel settore dello spettacolo c’è la necessità di ridefinire come sarà la ripartenza, perché la pandemia non è finita. E San Ginesio potrà essere l’occasione ogni anno per parlare di teatro".

Che periodo è stato?

"Un periodo di crescita. Per il cinema ho lavorato con Virzì, Placido, Genovese, poi all’opera prima di Fabrizio Moro e anche a una serie internazionale. La chiusura dei teatri, invece, è stata uno choc: è come non avere casa. La tournée de ‘I soliti ignoti’ dovrebbe riprendere alla fine dell’anno, mentre ‘Chi ha paura di Virginia Woolf?’ dovrebbe poi debuttare per l’inizio del 2022".