
Miccini (presidente della Giessegi di Appignano), perché non andrà a votare? Perché preferisce proprio non recarsi alle urne piuttosto che...
Miccini (presidente della Giessegi di Appignano), perché non andrà a votare? Perché preferisce proprio non recarsi alle urne piuttosto che votare "no"? "Ho letto i cinque quesiti del referendum e credo sia una perdita di tempo. Domenica quindi preferisco andare a correre. Francamente non credo che ci sarà la coda alle urne, secondo me non si raggiungerà il quorum. Si tratta di quesiti ideologizzati; è un referendum fatto per andare contro chi governa attualmente. In Italia è sempre così:quando uno viene eletto, chi sta all’opposizione deve ostacolare a prescindere ogni azione della maggioranza. Il tasso di disoccupazione comunque è sceso al 5,9%, per cui credo che le cose stiamo migliorando".
Perché secondo lei i quesiti sul lavoro penalizzano le aziende? "Perché ci vorrebbe più flessibilità nel mondo del lavoro. Quello dei licenziamenti in realtà è un falso problema: anzi, ora la vera criticità per gli imprenditori è trovare personale. In particolare che abbia voglia di lavorare. Nessuna azienda ha piacere nel mandare a casa qualcuno (se ha lavoratori in gamba cerca di tenerseli stretti): se succede è o per crisi, o perché manca lavoro e i costi superano i ricavi. E non può fare altro che ridurre le maestranze almeno per salvare parte dei dipendenti. Perché altrimenti, se l’impresa fallisce, vanno a casa tutti. Ad esempio a me personalmente è capitato che un operaio rubasse in azienda. Un altro invece ha smesso di lavorare mezz’ora prima dell’orario pranzo per cucinarsi pranzo con un microonde posizionato in uno spazio non idoneo. Per quest’ultimo caso c’è una causa in corso per licenziarlo ma molto probabilmente la perderò. Oggi come oggi esistono già leggi per le quali è veramente difficile, se non impossibile, licenziare. Ecco perché il referendum è puramente ideologico".
Poter chiedere di essere cittadini italiani dopo cinque anni di residenza nel Paese anziché dopo dieci. Perché è contrario? "Lascerei dieci anni. L’Italia rilascia comunque molte cittadinanze, più di altri Paesi dove ci sono maggiori controlli. Alcuni stranieri sono qui per lavorare e si sono integrati…tanto di cappello. Altri delinquono. Nel primo caso vanno aiutati. Nel secondo vanno rimandati a casa. Non voglio fare di tutta l’erba un fascio, ma più anni di residenza permettono un inserimento maggiore nella società".
Qual è la sua proposta allora? "Snellire la burocrazia e velocizzare i tempi per i permessi, questo sì. Se prima per il rinnovo del visto bastava una decina di giorni, ora passano mesi. E questo è un problema per chi lavora. L’appello è che il rinnovo avvenga quasi automaticamente, anche tramite datore di lavoro, senza troppe formalità. La nostra azienda conta 586 lavoratori, di cui il 20% di stranieri, mentre il resto del territorio. I numeri sono stabili e in alta stagione, ovvero verso settembre-ottobre, non escludiamo altre assunzioni. Ma, ripeto, si fa fatica a trovare persone in gamba".
Lucia Gentili