PAOLA OLMI
Cronaca

Il vescovo al Giubileo dei migranti: "Società più giusta e accogliente"

Una moltitudine di colori, di etnie, di preghiere e di canti ha animato, domenica pomeriggio, la messa per il Giubileo...

Un momento delle celebrazioni di domenica La messa è stata concelebrata da don Sergio Fraticelli, responsabile dell’Ufficio Migrantes

Un momento delle celebrazioni di domenica La messa è stata concelebrata da don Sergio Fraticelli, responsabile dell’Ufficio Migrantes

Una moltitudine di colori, di etnie, di preghiere e di canti ha animato, domenica pomeriggio, la messa per il Giubileo dei migranti presieduta, in cattedrale, da monsignor Nazzareno Marconi. "Nel suo primo incontro con i diplomatici, rappresentanti di quasi tutti i paesi del mondo – ha spiegato il vescovo di Macerata durante l’omelia – papa Leone ha detto parole che possono illuminare il senso del nostro incontro di oggi e cioè la celebrazione del Giubileo dei Migranti". Ed ha proseguito "Cosa dice dunque il vangelo sulla realtà delle migrazioni che oggi coinvolge interi popoli? Che la chiesa deve richiamare continuamente le coscienze ad essere attente al grido dei poveri, dei bisognosi e degli emarginati". Ha poi ripreso altri passaggi dell’incontro con i diplomatici dell’attuale pontefice, richiamando frasi di papa Francesco e di papa Paolo VI.

"Con grande concretezza infine – ha proseguito monsignor Marconi – papa Leone XIV ha ricordato che solo la costruzione di una società più umana, più giusta e più accogliente, può metterci al riparo da sofferenze e prove che tutti possiamo trovarci a vivere. Ha detto infatti che ciascuno di noi, nel corso della vita, si può ritrovare sano o malato, occupato o disoccupato, in patria o in terra straniera: la sua dignità però rimane sempre la stessa, quella di creatura voluta e amata da Dio". Fra gli altri la messa è stata concelebrata da don Sergio Fraticelli, responsabile dell’Ufficio Migrantes di Macerata che non si stanca mai di ricordare che "la chiesa ha oggi una grande opportunità per divenire segno profetico di integrazione partendo proprio dalla sua identità Cattolica che ha anche il significato di Universale".

Paola Olmi