Rincari su luce e gas, le imprese: "Bollette quadruplicate"

Il presidente dei termoidraulici Cardinali: per le aziende "energivore" il conto diventa molto pesante. L’albergatore Luciano Capomasi: "Luce e gas sono raddoppiati, siamo arrivati a pagare 2.400 euro"

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di Lucia Gentili

Il 2022 è l’anno dei rincari: dal primo gennaio sono scattati i nuovi aumenti per l’elettricità e il gas e in questi giorni stanno arrivando le bollette. Le attività produttive sono attese da una stangata che riguarda altri beni e servizi, dalle materie prime ai carburanti passando per i generi alimentari. Claudio Cardinali, presidente regionale per i termoidraulici Cna (titolare della Cast snc, impresa di impianti idraulici e di riscaldamento a Civitanova), ha raccolto i malumori di colleghi e clienti, occupandosi di manutenzione degli impianti. Ad avere la peggio, soprattutto le imprese energivore, ovvero le aziende che presentano elevati consumi di energia elettrica, "come ad esempio le cartiere o le officine di stampaggio dei materiali plastici", spiega Cardinali. Si tratta di ditte del territorio.

"In questi casi, il rincaro in bolletta va da 4 a 7 volte più dell’anno scorso – afferma l’imprenditore –, se ad esempio una cartiera prima pagava 90mila euro al mese di gas, ora ne paga 360mila circa, a parità di consumi. E l’aumento potrebbe continuare a salire. Di conseguenza, per andare avanti, le aziende sono costrette ad aumentare il costo dei prodotti. E questo ricade su tutto l’indotto e sul consumatore finale. Ma è inevitabile se i costi lievitano. Anche il metano è più che raddoppiato". Cardinali, avendo uno stabilimento dotato di pannelli fotovoltaici, produce più energia del fabbisogno aziendale. Quindi non vive la problematica in prima persona, ma come referente del settore e ascoltando quotidianamente i timori dei clienti, conosce la situazione. "È sempre più difficile andare avanti per chi non ha un’autonomia economica ed energetica – aggiunge –. Lo Stato dovrebbe puntare di più sulla produzione da fonti rinnovabili e abbassare i costi di approvvigionamento".

"Diventa complicato lavorare così – dice dal canto suo Luciano Capomasi, titolare dell’albergo ristorante "Ai pini" di Sarnano –. Per luce e gas l’aumento è del 100%: se ad esempio tra novembre e dicembre abbiamo speso 1.200 euro, ora la cifra è arrivata a 2.400 euro. Senza considerare che le spese fisse sono sempre le stesse e siamo in pandemia; ho cercato di mantenere personale e contratti e devo cercare di tutelare anche l’utenza, per non alzare i prezzi. Il costo del pane è aumentato, quello dei tagli di carne pure, i trasporti idem. A questo si aggiunga che ogni tanto bisogna farsi un tampone (15 euro ognuno). La capienza del locale, sempre per rispettare le normative anticontagio, è scesa da oltre 80 posti a 50".

"Inoltre – prosegue – durante la settimana si lavora poco; abbiamo gli operai della ricostruzione post-sisma, ma ovviamente con prezzi agevolati. Insomma, non è la clientela dei fine settimana. Grazie alla neve, recuperiamo un po’ di domenica, ma tra Natale e Capodanno, per dire, abbiamo registrato tante disdette. Una settantina solo per il cenone di San Silvestro, e sono stato costretto ad annullare la serata dal vivo; poi, all’ultimo, ho reinventato il menu per l’asporto per tamponare la situazione. Pazienza, flessibilità ed elasticità mentale sono indispensabili. Ma non ci voleva un aumento in bolletta di oltre il 50%, con le spese varie triplicate". Ricorda infine le presenze da record nell’estate 2020, "ma ormai la gente inizia ad essere stanca", conclude, e a risparmiare.