Incendio Orim Macerata, acqua contaminata. Valori migliaia di volte oltre il limite

L’Arpam: stop ai pozzi vicini alla ditta. Ordinanza del Comune

Analisi alla Orim (Calavita)

Analisi alla Orim (Calavita)

Macerata, 26 settembre 2018 - Valori, per alcune sostanze, anche settemila volte oltre i limiti di legge, comunque sempre superati in tutti i diciassette parametri presi in considerazione. È questo l’esito delle analisi sulle acque sotterranee effettuate dall’Arpam, in contradditorio con la Orim, lo scorso 6 settembre in quattro piezometri e due pozzi presenti all’interno del perimetro dell’azienda. Un inquinamento dovuto soprattutto a solventi organici aromatici e clorurati evidenziato da numerosi superamenti della «Csc» (Concentrazione soglia contaminazione) e che indica un «grave stato di contaminazione, verosimilmente correlato agli esiti dell’incendio e/o alle attività svolte all’interno della ditta».

Va quindi chiarito se l’inquinamento è arrivato dopo l’incendio o se era presente anche in precedenza. Proprio ieri, dopo una riunione tra tutti i soggetti interessati svoltasi in prefettura lunedì, il sindaco di Macerata, Romano Carancini, ha emanato un’ordinanza con la quale dispone il «divieto di captazione e utilizzo delle acque sotterranee a scopo idropotabile e irriguo da pozzi privati ubicati in un’area cautelativamente compresa tra 300 metri a monte e 800 metri a valle della ditta Orim».

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In questo modo il Comune ha tempestivamente recepito l’invito della Provincia (su input dell’Arpam) che, con una nota inviata nei giorni scorsi ai Comuni di Macerata, Corridonia, Morrovalle, Monte San Giusto, Regione Marche, Arpam, Area Vasta 3, Prefettura, e legali rappresentanti delle ditte Orim, Ala e Quintabà, ha fatto il punto della situazione, avendo avviato il procedimento per individuare il soggetto responsabile. Il quadro desta più di una preoccupazione.

Non solo l’Arpam ha consigliato di valutare la possibilità di interdire l’utilizzo dell’acqua proveniente dall’area interessata (secondo i riferimenti acquisiti da Carancini), ma annuncia un piano di controlli in fase di programmazione, sottolineando l’opportunità di ripetere i campionamenti «presso le centrali di sollevamento dell’acquedotto dei Comuni di Corridonia e Morrovalle, da parte dell’Asur Area Vasta 3, analogamente a quanto già effettuato immediatamente subito dopo l’incendio». Insomma, tenuto conto che si tratta di acque di falda, bisogna approfondire e accertare se l’inquinamento sia circoscritto solo all’area in cui sono stati prelevati i campioni o, invece, sia più vasto e, dunque, ben più pericoloso.

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Sono 17 i parametri presi in considerazione: in tutti i casi le analisi hanno accertato valori superiori ai limiti di legge. Quelli più clamorosi riguardano il primo piezometro (il pozzo di osservazione), il più vicino all’azienda; ma anche negli altri piezometri più distanti, come pure nei due pozzi (ad una profondità doppia, 12 e 13 metri), sia pure con valori decrescenti, i limiti sono superati.

Con riferimento al primo piezometro, il dicloroetano, ad esempio, risulta presente in una quantità pari a 7.336,46 microgrammi per litro, rispetto ad un limite di tre microgrammi; il tricloroetano presenta un valore di 3.676,18 microgrammi per litro, rispetto ad un limite di 0,2 microgrammi; il tetracloroetilene presenta un valore di 2.909,09 microgrammi per litro rispetto ad un limite di 1,1 microgrammi. Il toluene si attesta invece sui 2.290 microgrammi per litro contro un limite di 15 microgrammi, lo xilene a 224 microgrammi contro dieci, il benzene a 71,2 microgrammi contro uno.