Incidente Porto Recanati, un ragazzo. "Io, pestato a sangue da Farah"

Il racconto choc di un ragazzo fermano: perché era libero?

Marouane Farah, il marocchino 34enne arrestato per duplice omicidio stradale

Marouane Farah, il marocchino 34enne arrestato per duplice omicidio stradale

Porto Recanati (Macerata), 6 marzo 2019 - Ci sarebbe stato anche Marouane Farah tra gli aggressori di L. I., 26 anni, di Fermo: sono in corso le indagini dei carabinieri di San Benedetto per l’episodio del 4 settembre 2017, in cui furono coinvolti tre ragazzi e una ragazza di Fermo. Riferirono di essere stati inseguiti fino a Grottammare, dopo aver trascorso la serata in una discoteca di San Benedetto: l’auto, la Audi A6 di quella folle notte, era la stessa che Farah guidava quando ha causato l’incidente a Porto Recanati, in cui hanno perso la vita Gianluca Carotti ed Elisa Del Vicario, mentre tornavano con i bambini da una festa di Carnevale. Dopo il terribile schianto, la famiglia del 26enne picchiato a Grottammare lancia un appello perché sia fatta giustizia: «Farah ha causato un’immensa tragedia – dice la mamma del ragazzo aggredito –, ma quelli che erano insieme a lui a picchiare mio figlio quella notte non sono da meno. Li hanno costretti a fermarsi, è stata un’aggressione violentissima. E mio figlio ancora ne paga le conseguenze». «Mio fratello vive nella paura – aggiunge la sorella –, sa che quelli sono ancora in giro, liberi. Ora si è un po’ ripreso fisicamente, ma non dal punto di vista psicologico». «Nulla è stata fatto ancora, nonostante la denuncia sia scattata subito – sottolineano entrambe –, la giustizia faccia il suo corso, il più presto possibile, i responsabili vanno condannati. Se fossero stati presi provvedimenti tempestivi, non si sarebbe arrivati a questo, un incidente in cui hanno perso la vita due genitori».

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«Farah forse ora resterà in carcere. Ma gli altri sono tutti liberi. Si intervenga per fermarli, prima che anche loro commettano danni irreparabili come l’incidente di Porto Recanati». È l’appello di L. I., 26 anni, di Fermo: il ragazzo ha trascorso 25 giorni in ospedale dopo l’aggressione subita a Grottammare un anno e mezzo fa. Deve ancora riprendersi del tutto da quella notte del 4 settembre 2017, quando un gruppo di nordafricani lo inseguì in auto mentre era con tre amici fermani e lo picchiò a sangue: tra gli aggressori, ci sarebbe stato anche Marouane Farah, arrestato per duplice omicidio stradale dopo lo schianto in cui hanno perso la vita Gianluca Carotti ed Elisa Del Vicario.

Cosa ricorda dell’aggressione?

«Ero con due amici e un’amica in una discoteca di San Benedetto. A un certo punto ecco comparire attorno alla nostra amica tre nordafricani, la palpeggiavano e la invitavano ad andare con loro. Tra questi c’era Farah. Siamo intervenuti chiedendo loro di lasciarci stare. Sembravano accelerati, avevano gli occhi spalancati, cercavano guai. Ci hanno risposto ok e se ne se sono andati».

Cos’è successo dopo?

«Dopo 40 minuti siamo andati via. Siamo saliti in macchina, guidava la ragazza. Ci siamo accorti che un’auto ci seguiva, ci lampeggiava. A Grottammare ci ha speronato e tagliato la strada, costringendoci a fermarci. Si trattava di un’Audi A6, da cui è sceso Farah. Erano in cinque o sei. Avevano in mano bottiglie e spranghe. Sono andati verso il finestrino del guidatore, ce l’avevano con la ragazza. Sono sceso dall’auto».

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È allora che l’hanno picchiata?

«Neanche il tempo di rendermi conto e mi avevano dato due bottigliate in testa. Sono caduto e ho perso conoscenza. Mi hanno riferito che mentre ero a terra svenuto mi sono saliti sulla schiena. Mi hanno rotto quattro vertebre. Quando sono riuscito ad alzarmi uno di loro mi ha dato un calcio in faccia, spaccandomi il naso. Intanto la ragazza ha chiamato la polizia, terrorizzata era rimasta in macchina, urlava e piangeva, mentre gli altri cercavano di difendersi. I miei amici la mattina dopo hanno denunciato, erano riusciti a prendere la targa dell’Audi».

Che traumi ha riportato?

«Sono stato 20 giorni a Torrette, mi hanno operato alla faccia. Dal cranio mi hanno estratto un pezzetto di ferro di un centimetro e mezzo. Ho perso 15 chili, e ho trascorso l’ultimo anno e mezzo tra psicologi, fisioterapisti e osteopati. Ma, soprattutto, ho paura. Non vado più a ballare, ho timore anche di andare in un locale qualsiasi. Non mi sento al sicuro. Perché quelli sono ancora là fuori. Liberi».

Cosa ha pensato quando ha saputo dell’incidente causato da Farah?

«Quella tragedia si poteva evitare. Quella persona doveva stare in carcere perché aveva picchiato me, perché aveva spacciato. Non in giro su un’auto senza assicurazione e senza patente, ubriaco e drogato. E, dopo un anno e mezzo, tutti gli altri sono là fuori».

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