Indagine sul Cala Maretto, cadono le accuse: archiviati Cognigni e tre della Capitaneria

Fuori dai guai anche gli amministratori dello chalet. Secondo il pm "il fatto non sussiste": tutti prosciolti senza neanche fare il processo

Indagine sul Cala Maretto, cadono le accuse:  archiviati Cognigni e tre della Capitaneria

Indagine sul Cala Maretto, cadono le accuse: archiviati Cognigni e tre della Capitaneria

di Paola Pagnanelli

Tutte accuse infondate nell’affaire Cala Maretto, che aveva fatto finire sotto inchiesta l’assessore Paolo Cognigni, il sottufficiale della Capitaneria Pasquale Catapano con gli ispettori Michele Bottoni e Sharon Iuliano, e infine Valerio Merolla e Mauro Raschia, amministratori dello chalet. Cognigni era indagato per rivelazione di segreti d’ufficio. Il 5 luglio 2021, avrebbe contattato Raschia dicendogli di aver saputo che c’erano stati esposti sui cassonetti dello chalet e lo avrebbe invitato a pulirli, perché a breve erano previsti i controlli e il locale rischiava la multa. Quanto al personale della Capitaneria, erano tutti accusati di abuso d’ufficio in seguito a un controllo nello chalet a settembre 2020. Gli ispettori di pesca Iuliano e Bottoni avrebbero trovato un trancio di tonno scaduto in surgelatore, ma il sottufficiale Catapano avrebbe chiesto loro di non segnalare l’irregolarità, evitando la sanzione amministrativa a Raschia. Bottoni e Iuliano erano anche indagati per falso, per il verbale redatto omettendo il trancio scaduto. Per tutti, il sostituto procuratore Claudio Rastrelli ha chiesto l’archiviazione delle accuse, e le sue conclusioni sono state condivise dal giudice per le indagini preliminari Claudio Bonifazi: tutti prosciolti senza neppure dover fare il processo, "il fatto non sussiste".

Soddisfazione esprimono gli avvocati Riccardo Sacchi e Federico Valori, difensori di Giuseppe Cognigni, "per l’ampio accoglimento delle nostre ricostruzioni di fatto e giuridiche. La vicenda sembrava già a un primo approccio sopravvalutata. Lo svolgimento di alcune indagini difensive, in particolare l’audizione della comandante della polizia locale di Civitanova Daniela Cammertoni, ha consentito agli inquirenti di fare piena chiarezza sui fatti precisando, da un lato, il reale svolgimento degli eventi e, dall’altro, ruoli, funzioni e competenze nell’ambito della pubblica amministrazione. Anche in questa circostanza abbiamo visto confermate la solerzia e l’attenzione che contraddistinguono la procura di Macerata nella persona del dottor Claudio Rastrelli. Analoga conferma si può trarre circa la sollecitudine e rettitudine del contegno amministrativo dell’assessore Cognigni". I difensori hanno dimostrato, tra le altre cose, che non c’era alcun esposto sul Cala Maretto; e se anche l’assessore avesse saputo di un malcontento tra i cittadini, si era adoperato per risolvere il problema: nessun reato è ipotizzabile in questo comportamento.

"Pur nella consapevolezza della assoluta trasparenza del proprio operato – aggiunge l’avvocato Alessia Pepi per Raschia –, abbiamo appreso con soddisfazione l’esito giudiziale che finalmente pone termine alla lunga serie di inopportuni commenti e proclami mediatici, che nei mesi scorsi avevano suscitato immeritato disagio e preoccupazione in lui". L’avvocato Pepi aveva fatto presente alla procura che mancavano le condizioni di procedibilità, dal punto di vista formale, e che comunque il comportamento del gestore del locale si era sempre svolto nel pieno rispetto delle norme di settore.

"Siamo sempre stati tranquillissimi – ribadisce l’avvocato Francesco De Minicis per il luogotenente della Capitaneria Catapano –. Il sottufficiale era certo di non aver commesso alcuna scorrettezza, e di aver semplicemente dato un consiglio a un collega, consiglio per altro ritenuto condivisibile dalla stessa procura, che parla di ’plausibile dubbio sull’applicazione della sanzione’". In pratica, come argomentato dalla difesa, la norma punisce la vendita di cibo avariato, ma quello nel locale non era esposto alla vendita. Soddisfattissimo anche il luogotenente, molto amareggiato dall’inchiesta "dopo 30 anni di servizio immacolato – sottolinea lui –: questa è una vittoria su tutti i fronti".

Tramite l’avvocato Giovanni Bora, il sottufficiale Bottoni ha voluto ringraziare "non solo la famiglia, ma anche il pm Rastrelli che ha saputo leggere la vicenda e valutare i fatti serenamente, sottraendosi alle ipotesi suggerite dalla polizia giudiziaria che non aveva neanche notato come fosse stato lui a chiamare il suo superiore, prima che quest’ultimo venisse contattato da altri. Il pm Claudio Rastrelli ha convenuto che la norma amministrativa non contempla sanzione per chi non commercia". L’avvocato Bora aggiunge che Bottoni impose "la distruzione innanzi ai suoi occhi del prodotto scaduto, a tutela dei consumatori. Bottoni si augura che questa vicenda possa servire a far comprendere alla polizia giudiziaria che la presunzione di innocenza è un principio di garanzia che deve governare anche l’agire nelle indagini". Quanto a Merolla, il tribunale ha disposto anche la restituzione delle somme sequestrate, provvedimento che era stato contestato anche in Cassazione dall’avvocato Paolo Giustozzi.