FRANCO VEROLI
Cronaca

Infortuni: soltanto dieci ispettori "Così la prevenzione è impossibile"

Santarelli della Cgil: "Possono appena garantire le verifiche sui luoghi di lavoro dopo gli incidenti"

Infortuni: soltanto dieci ispettori  "Così la prevenzione è impossibile"

Infortuni: soltanto dieci ispettori "Così la prevenzione è impossibile"

di Franco Veroli

In provincia di Macerata sono solo dieci i tecnici della prevenzione (50 in tutte le Marche). Questo significa che essendo 92mila gli occupati (dato riferito a fine 2022) e 31.360 le imprese attive (dato riferito a fine luglio 2023), ognuno di loro dovrebbe ispezionare 3.136 imprese e sorvegliare 9.200 lavoratori l’anno. "E’ evidente che in questa condizione non è possibile garantire nemmeno i controlli su segnalazione, figuriamoci un’attività mirata e efficace di prevenzione. Spesso, l’unica cosa che è possibile fare è andare a fare sopralluoghi dopo che gli incidenti sono avvenuti", commenta amaramente Giuseppe Santarelli, segretario generale Cgil Marche. Eppure, "dall’entrata in vigore del Testo Unico sulla sicurezza (2008) ad oggi in Italia ci sono stati 18mila infortuni mortali sul lavoro, come se nelle Marche fosse scomparsa la città di Tolentino", aggiunge. Nelle Marche c’è un sistema industriale manifatturiero ancora molto forte e diffuso e l’area del cratere del sisma che rappresenta oggi uno dei più grandi cantieri d’Europa, motivo per cui bisogna agire con forza sul fronte della sicurezza, che non può essere archiviata come un fatto mediatico. "Bisognerebbe evitare di chiamare le morti sul lavoro morti bianche perché in realtà non c’è nulla di bianco. Ci sono, invece, responsabilità ben chiare e definite", rimarca la segretaria regionale Cgil Loredana Longhin. La prima causa della mancanza di sicurezza è la precarietà: esiste un binomio inscindibile tra lavoro stabile e sicuro. "Il Piano nazionale sulla prevenzione indica appunto la precarietà, insieme all’età e al genere, un fattore di rischio. Nelle Marche, solo un lavoratore su due ha un lavoro stabile a tempo indeterminato: ciò significa che la sicurezza è in secondo piano rispetto alla necessità di conservazione dell’impiego. Il Governo non fa nulla per arginare questa situazione". La Cgil mette sotto accusa anche la Regione, colpevole di non aver rafforzato il sistema di prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro, inadeguato in termini di risorse umane e economiche. "La spesa sanitaria sulla sicurezza, che dovrebbe essere pari al 5%, nella nostra regione si attesta solo al 3,92% - conclude Giuseppe Santarelli - Siamo stanchi delle ipocrisie sulla pelle dei lavoratori. Senza un reale rafforzamento dei servizi Spsal restano solo le parole di circostanza e il massacro continua".