L’ateneo ci prova ancora Ritorno bis delle matricole

Distanze in aula, gel sanificanti e termoscanner all’ingresso dei dipartimenti. Gli studenti: "Basta Dad, seguire le lezioni in presenza è tutta un’altra cosa"

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di Chiara Sentimenti

Stanno tornando alla spicciolata le matricole dell’Università di Macerata, perché la voglia di riprendere le lezioni in presenza e una parvenza di vita normale c’è, anche se si continua a vivere col dubbio che alla riapertura possa seguire l’ennesima chiusura, come è successo a marzo. "Seguire le lezioni in presenza è tutta un’altra storia – racconta Lorenzo Olivieri Pennesi di Sant’Elpidio a Mare –. Con la didattica a distanza, infatti, dopo un po’ si perde la concentrazione e non si riesce ad avere la stessa interazione col prof, perciò sono tornato a Macerata, non appena si è potuto. Un anno passato così, tra aperture e chiusure, perdendo tutte le relazioni che uno pensa possano nascere andando all’Università, è alienante". Da ieri mattina, infatti, sono ripresi in presenza i corsi per gli studenti del primo anno, mentre gli altri sono ancora costretti a casa. Ma quello che sottolineano un po’ tutte le matricole è come, dopo avere perso l’ultimo anno delle superiori, ora sia sfumato anche il primo anno all’Università, fatto non solo di lezioni, ma anche di quella vita di comunità che si è totalmente bloccata. "Ci sono stati tolti gli anni più belli – aggiunge Giulia Bellabarba di Civitanova – e dopo un anno anche per noi la stanchezza si fa sentire, non c’è più la spensieratezza che si poteva avere prima. Ma cerchiamo di restare ottimisti e non appena è stato possibile, siamo tornati in classe per riprendere un po’ di vita normale". "Anche prendere un caffè tra una lezione e l’altra e fare quattro chiacchiere è una dimensione che si è persa – continua Chiara Di Chio di Macerata –. A settembre, avevamo cominciato a fare nuove conoscenze, poi interrotte: ecco, ora speriamo di poter riprendere". E c’è anche chi ha dovuto rivedere il piano di studi. "Mi ero iscritto al corso di cinese – racconta Abdelhamid Rami di Osimo –, ma impararlo attraverso lezioni a distanza non è possibile. Si perdono alcuni passaggi della pronuncia e anche della scrittura, perciò ho deciso di cambiare lingua. La didattica a distanza è organizzata comunque bene, non posso lamentarmi, ma preferisco sempre le lezioni in classe". Promossa anche l’organizzazione di Unimc, con lezioni in aule ampie che permettono il distanziamento, gel sanificanti e termoscanner all’ingresso dei dipartimenti. "L’Università ha una buona organizzazione – aggiunge Riccardo Mancini di Jesi – e mi sono sempre sentito tranquillo. Ho preso casa a Macerata e sono tornato subito, appena hanno riaperto le strutture. Ora spero che piano piano possano aprire anche i bar e qualche locale e si possa ritornare a una vita un po’ più normale". "Stare sempre dietro a un computer è davvero triste – continua Federico Lanari di Monte San Vito – e manca tutta quella dimensione di socialità che si sarebbe costruita stando in presenza. I rapporti che avevamo iniziato a instaurare a settembre si sono interrotti, perché non tutti i ragazzi sono tornati, quando le lezioni sono riprese anche a febbraio. Adesso speriamo che la situazione si stabilizzi davvero". Ha scelto Macerata, pur vivendo a Roma, proprio perché è una città tranquilla in cui sperava di vivere una dimensione di comunità maggiore, Dario Mancuso, che ieri è subito tornato a lezione in presenza. "Passare un anno tra Dad e pochissime lezioni in presenza è pesante – racconta –. Io preferisco le lezioni in presenza, perché ti senti più seguito e anche con i professori c’è maggiore interazione". "Le lezioni in presenza sono molto più utili – aggiunge la studentessa abruzzese Mariagrazia Roscioni – e anche con la zona rossa sono sempre rimasta a Macerata nella speranza di poter tornare in classe al più presto". "Preferisco le lezioni in presenza – dice Valentina Sudati di Grottammare – e sono tornata appena hanno riaperto. Mi manca molto il contatto umano con i miei compagni, anche poter studiare insieme, uscire, prendere un caffè, e vivere la città".