
Un sopralluogo post terremoto dei tecnici in un edificio (foto d’archivio)
Entra nella casa acquistata da poco nel maggio 2016 e, appena cinque mesi dopo, con le scosse di ottobre, è costretta a lasciarla. E questo è solo l’inizio dell’odissea di una 67enne che preferisce rimanere anonima, ma vuole raccontare la propria storia per cercare di trovare una soluzione. Questi i fatti. La donna, prima del sisma, compra la casa di famiglia a Caldarola, liquidando i parenti e pagando il mutuo. Poi purtroppo, nel 2016, arriva il terremoto e la casa risulta inagibile. Lavorando a Macerata, si trasferisce in città fronteggiando le spese dell’affitto con il Cas, il contributo di autonoma sistemazione. Ma nel 2022, all’improvviso, muore il tecnico che le segue la pratica di ricostruzione. "Prima di trovarne un altro ho impiegato tanto tempo, circa un anno – racconta –, non ho potuto riprendere subito le carte in ufficio, c’erano di mezzo le eredità con le relative procedure. Una pratica complessa, riguardante non una casa singola, ma un aggregato, dove le decisioni delle abitazioni sono collegate l’una con l’altra. Morale della favola: il progetto non viene presentato e addio Cas. Ed è ancora tutto in subbuglio".
Da fine giugno la donna, che nel frattempo è diventata pensionata, si trova a farsi carico da sola del mutuo sulla casa inagibile a Caldarola e dell’affitto mensile a Macerata. E gli uffici non sanno cosa dirle, in un rimpallo di responsabilità. "Inizio a fare difficoltà a fronteggiare le spese – continua la 67enne –, sono disperata, non so più a chi rivolgermi. Devo pagare mutuo, Cas e bollette, e sto in pensione. Il mio avvocato ha scritto al Comune e alla Regione ma le varie lettere inviate non hanno risolto la questione. Lancio un appello affinché qualcuno possa ascoltarmi e darmi una mano a riavere il Cas". Il problema dovrebbe essere risolto entro il 31 marzo affinché possa fare domanda nei termini previsti. Dal primo settembre scorso non hanno più diritto al Cas coloro che erano in affitto al momento del sisma. Ma continua ad essere percepito tranquillamente da chi è andato a vivere da genitori e familiari, pur non pagando nessun affitto. Oltre alla perdita del Cas, che nel frattempo è diventato Cda, contributo per il disagio abitativo, un’altra grande paura è quella della fine del Superbonus: se le nuove misure introdotte dal commissario Castelli non dovessero coprire le spese, chi pagherà gli accolli? Si parla di pochi soldi. E, considerando i tempi della ricostruzione, se gli eredi dei proprietari non dovessero avere risorse a sufficienza (cosa molto probabile) come si farà? Non verranno ricostruite le case? Senza considerare eventuali contenziosi tra tecnici e committenti.