La cantante lirica fuggita dalle bombe "La guerra mi ha rubato pure la voce"

La 26enne Diana Ziabchenko bloccata per ore alla stazione di Kiev nel mezzo di un attacco dei russi "Non volevo più cantare, ora avrò un ruolo nella Cavalleria Rusticana di Mascagni a Civitanova all’Opera"

Migration

di Lorenzo Monachesi

"Ci sono cantanti di opera ucraini morti al fronte, con loro avevo condiviso la scena". Diana Ziabchenko è una cantante lirica ucraina di 26 anni che da Kiev ha raggiunto il 5 marzo Civitanova, dove lavora la madre, e il suo nome ora figura nella Cavalleria Rusticana, il capolavoro di Mascagni è nel cartellone di Civitanova all’Opera. "Non volevo più fare musica – aggiunge – in questi due mesi, non si canta solo con la voce ma anche con l’anima e ora la mia anima è spezzata. Era come se la guerra mi avesse portato via pure la voce, la tranquillità, la serenità".

Ziabchenko, è riuscita a superare simili difficoltà?

"Come è possibile con quanto sta succedendo? Cerco solo di essere forte, ho ripreso a cantare piano piano perché è la mia professione, perché non posso vivere senza musica, ma il pensiero vola in Ucraina".

Chi ha lasciato?

"Mio fratello, parenti, amici, la mia terra. Mio fratello è nel cuore, nella mente e spesso vado a vedere sul telefonino se ci sono sue notizie".

È lontana dalla sua terra, ma sente dentro di sé l’allarme delle sirene?

"Ho in testa quel suono capace di bloccare il corpo e di provocare uno stress incredibile".

Lei cosa faceva a Kiev?

"Ho finito gli studi al Conservatorio e sono assistente del professore di canto, poi cantavo in un teatro della capitale in ambito operistico".

Il Conservatorio è stato colpito dalle bombe?

"No, sono state distrutte le case di docenti e studenti".

E la sua abitazione?

"Non è stata toccata, ma a 200 metri ci sono palazzi distrutti".

Qual è stata la sua reazione all’invasione russa?

"Sono stata presa dal panico. Gli amici mi hanno aiutata a prendere un autobus per Poltava. Alla partenza sapevo che non c’era un posto sicuro, i bombardamenti erano ovunque. Mia madre mi ha consigliata di lasciare l’Ucraina. Dopo sette giorni di bombardamenti mi sono decisa di lasciare il mio Paese".

Come ha fatto?

"Ho preso il treno per Usgorod, una città a un’ora dal confine con l’Ungheria. È un viaggio di sette ore, ma in quella occasione ce ne sono volute 12. Negli scompartimenti con quattro posti viaggiavamo in 10".

C’è stato un momento in cui è stata assalita dal terrore?

"Sì. Quando il treno da Poltava è passato per Kiev siamo stati presi dalla paura. Sapevamo di essere al centro del conflitto, ma non pensavamo che il treno si sarebbe dovuto fermare in stazione durante il bombardamento. Non sapevo cosa fare, ero presa dal panico: ho provato a mandare messaggi, a chiedere informazioni".

Con quale mezzo è arrivata in Italia?

"Con il pullman. Ricordo al confine una fila lunghissima di auto, bus e persone in fuga".

Quando in Italia ha iniziato a pensare al suo futuro?

"Ero felice per essermi salvata, all’inizio non pensavo al futuro ma solo alle cose più semplici".

Come è stata l’accoglienza?

"Amo l’Italia, tante persone mi hanno aiutata, come la famiglia per la quale lavora mia madre. Sono in un Paese splendido, circondata dalla bellezza ma non sono nelle condizioni di apprezzarla a fondo. Non sono in vacanza, sono una scappata dalla guerra, ho l’ansia e vivo una situazione interiore disagiata".

Dove vede il suo futuro?

"Vorrei tornare in Ucraina. Ma non so quando finirà la guerra e quando si potrà tornare alla normalità".