La casa di Bethlem diventa realtà "Porte aperte per chi ha bisogno"

Camere e ambulatorio per i poveri in via Gioberti: il piano di Diocesi, Caritas e Associazione medici cattolici. Il vescovo: "Le temperature si abbassano e ci sono persone che dormono ai giardini, vogliamo aiutarle"

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di Paola Pagnanelli

"Per chi non ha un tetto sotto cui ripararsi la notte, per chi non ha un panino da mettere nella pancia, noi apriamo una porta, tendiamo una mano. Perché non debba succedere che qualcuno si ritrovi a morire di freddo e di fame". Così il vescovo ha presentato ieri la "Casa di Bethlem", il nuovo progetto realizzato dalla Diocesi con la Caritas e l’Associazione medici cattolici. La nuova struttura si trova in via Gioberti, nell’ex studentato dell’Università. Può accogliere oltre 50 persone in 22 camere con 23 bagni, è adatta per i disabili, e avrà anche un ambulatorio medico.

I lavori sono quasi ultimati, con l’auspicio di riuscire a inaugurarli prima di Natale. Per entrare non serviranno Isee e documenti: "Sarà un primo aiuto, per poi indirizzare le persone verso le istituzioni, in base alle necessità – ha spiegato il vescovo Nazzareno Marconi –. La Diocesi non si sostituisce alle istituzioni, ma è sussidiaria e le affianca in quello che sa fare meglio: affrontare la realtà in cui si trovano le persone in difficoltà. In questo c’è una grande tradizione qui, portata avanti con il centro di prima accoglienza a rampa Zara. Da tempo cercavamo uno spazio, per offrire un punto di ascolto alle esigenze di prima accoglienza nel territorio diocesano. Sono molto contento che questa realtà sia aperta insieme con San Giovanni perché così funziona la Chiesa: apriamo una chiesa dove pregare, ma apriamo anche una casa per chi ne ha bisogno". Il vescovo ha sottolineato le numerose collaborazioni delle realtà coinvolte nel progetto, comprese le forze dell’ordine. Soprattutto ci sono le associazioni del volontariato "e la pastorale giovanile, perché i giovani si formano anche facendo loro sporcare le mani". Il direttore della Caritas Denis Marini ha sottolineato come tante famiglie siano alle prese con rincari e bollette alle stelle. "La Casa Bethlem è condivisione, senza fermarci alla pronta accoglienza, altrimenti in pochi giorni avremmo occupato ogni posto e non potremmo più fare nulla. Invece questo deve essere un servizio continuativo, in favore dei poveri che diventano gli ultimi tra gli ultimi". La struttura avrà anche un ambulatorio medico, dove si alterneranno i volontari dell’Associazione medici cattolici. "Ci sono tanti casi di povertà di ritorno – ha sottolineato il presidente Andrea Corradini –, di famiglie che hanno da mangiare, ma hanno un familiare disabile o malato e non sanno come affrontare i percorsi di diagnosi e cura. Ci sono criticità sanitarie e socio sanitarie. L’ambulatorio servirà ad aiutare chi ha una ricetta ma non sa come muoversi, chi deve controllare la pressione, chi non sa a quale specialista rivolgersi. E poi vorremmo aiutare chi soffre di malattie rare". "Vogliamo provare a dare tanti piccoli aiuti a chi ne ha bisogno, grazie alla nostra rete delle parrocchie, a cui le persone chiedono aiuto – ha aggiunto il vescovo Marconi –. Le temperature si abbassano e sappiamo che ci sono persone che dormono ai giardini, stranieri e italiani. La porta è aperta, vediamo intanto di non far morire di freddo nessuno, incoraggiamo a non avere paura, a non temere che se sei clandestino qui ti ammazzano".