
Uno dei depositi usati dalla banda di spacciatori
Restano in carcere otto dei nove giovani finiti nei guai per il maxi giro di droga proveniente da Roma e destinato alla centrale di spaccio di Cingoli. Per uno il giudice ha disposto la misura degli arresti domiciliari. Soltanto tre hanno parlato davanti al gip Daniela Bellesi del tribunale di Macerata, mentre tutti gli altri si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Ieri gli interrogatori di garanzia per nove degli indagati si sono svolti in videocollegamento, a partire dalle 9, e sono andati avanti per alcune ore. Yusif Morsaline, 24 anni, di Jesi, residente a Cingoli, difeso dall’avvocato Paolo Giustozzi e considerato uno dei coordinatori del gruppo, si è avvalso della facoltà di non rispondere: resta in carcere. Stessa sorte per i due fratelli Ibrahim Qochih, marocchino di 26 anni, residente a Cingoli, e Said Qochih, 23 anni, nato a Jesi e residente pure lui a Cingoli, difesi dall’avvocato Alessandro Calogiuri, che pure loro hanno deciso di non dire nulla davanti al gip. Si è avvalso della facoltà di non rispondere e resta in carcere anche Arasb Lofti Fard, 20enne di Jesi, residente a Cingoli, difeso dall’avvocato Sara Scalpelli. Il primo a parlare è stato Thomas Pioli, 38enne di Chiaravalle, domiciliato a Cingoli. Difeso dagli avvocati Gabriele Cofanelli e Sara Scalpelli, il 38enne al giudice ha riferito di essere un mero assuntore e di non aver mai preso parte all’organizzazione del gruppo, confermando un episodio che gli viene contestato. Anche lui resta in carcere.
Ha negato ogni addebito ma resta in carcere Francesco Gara, 21enne di Jesi, difeso dall’avvocato Paolo Cognigni; mentre ha ammesso due contestazioni che lo riguardavano Abdul Hak Tahiru, ghanese di 26 anni, residente a Filottrano, difeso dall’avvocato Mirela Mulaj: per lui il giudice ha disposto i domiciliari. Si è avvalso della facoltà di non rispondere e resta in carcere Vasyl Bohdaniuk, ucraino di 25 anni residente a Cingoli, difeso dall’avvocato Alessandro Bosoni. Infine, Abderrazzaq Ammar, marocchino di 29 anni, residente a Treia, difeso dall’avvocato Luca Froldi, si è avvalso della facoltà di non rispondere e per il momento resta in carcere: davanti al giudice il 29enne ha parlato soltanto della malattia, cronica, di cui soffre e, alla fine, il giudice ha disposto che il medico di Montacuto facesse una relazione sullo stato salute del 29enne per verificare la compatibilità con il carcere. Oggi e la prossima settimana proseguiranno gli interrogatori di garanzia per gli altri indagati. Agli arresti domiciliari erano finiti Sara Fabrizi, 22 anni di Jesi, residente a Cingoli, difesa dall’avvocato Sara Scalpelli e Daniele Talamonti, 21enne di Monte San Giusto difeso dall’avvocato Marco Poloni, che saranno sentiti oggi. Obbligo di dimora, infine, per Nicola Maria Franzese, 21 anni, di Jesi, Andrea Veinca, 21 anni di Santa Maria Nuova, e Anwar Turki, 27enne residente ad Appignano. Obbligo di firma, infine, per Festime Ceku, 23enne nata a Jesi e residente a Cingoli, che comparirà davanti al giudice la prossima settimana.