SEBASTIANO VEROLI
Cronaca

La crisi infinita dei negozi. Serrande abbassate per un’attività su quattro

La fotografia dell’economia negli ultimi dodici anni arriva da un’indagine di Confcommercio. Polacco: "Tutto è legato alla vitalità del centro storico" .

Massimiliano Polacco, direttore generale Confcommercio Marche

Massimiliano Polacco, direttore generale Confcommercio Marche

Tra il 2012 e il 2024 a Macerata gli esercizi al dettaglio in sede fissa sono diminuiti del 25,6%: in pratica è sparito un negozio su quattro. È quanto emerge dall’indagine "Demografia d’impresa nelle città italiane" realizzata dall’Ufficio studi di Confcommercio, in collaborazione con il Centro studi Guglielmo Tagliacarne. Lo studio riguarda 122 comuni italiani (a partire dai capoluoghi di provincia) nei quali nell’arco di dodici anni sono stati cancellati oltre 31mila negozi. Nel quadro generale, Macerata se la cava meglio rispetto ad Ancona (- 34,7%), la città che tra quelle analizzate ha perso più di tutte, Pesaro (-32,4%) e Ascoli (-30%), mentre fa meglio Fermo (-22,4%). A livello nazionale nella classifica Ancona si trova al primo posto, un primato negativo, visto che è quella in cui la percentuale di negozi spariti è la più alta d’Italia. Il fatto è che Pesaro è al terzo posto, Ascoli all’undicesimo e Macerata è al 37esimo, il che restituisce un quadro delle Marche piuttosto desolante, fatta eccezione per Fermo che si colloca al 74esimo posto. "I fattori alla base di questo fenomeno sono tanti, ma è certo che la presenza dei negozi al dettaglio è strettamente legata alla vitalità del centro storico. Quando questa si attenua o, addirittura, si spegne, gli effetti sul commercio sono inevitabili", sottolinea Massimiliano Polacco, direttore generale Confcommercio Marche e Marche Centrali.

"I negozi devono fare la loro parte in termini di innovazione – prosegue – ma i comuni devono puntare anche sulla riqualificazione dei centri storici, in tutte le possibili declinazioni. Se, invece, si punta solo sulle aree periferiche e i grandi centri commerciali, è evidente che la tendenza alla cessazione dell’attività dei negozi al dettaglio in sede fissa rischia di accentuarsi". Una situazione che, secondo un’altra indagine di Unioncamere, si lega ad un andamento complessivo della demografia delle imprese che nel 2024 ha visto tutte le province marchigiane, tranne quella di Ascoli, con il segno negativo: sono state di più le imprese che hanno chiuso rispetto a quelle che hanno avviato l’attività. Nelle Marche le iscrizioni all’albo camerale sono state 7.588, mentre le cancellazioni hanno raggiunto quota 7.836, con un saldo negativo di 248 unità; in 19 comuni non è nata alcuna nuova impresa.

A livello provinciale solo Ascoli registra una lieve crescita (1.110 iscrizioni contro 1.056 cancellazioni, con un saldo positivo di 54 unità (+ 0,24%). Tutte le altre hanno il segno meno: Macerata – 10 (-0,03%), Pesaro – Urbino - 47 (-0.13%), Ancona – 132 (- 0,33%) e Fermo – 113 (- 0,59%). Siamo in controtendenza rispetto all’andamento nazionale, che ha registrato un incremento medio dello 0,62%.