La giornata del medico "Organici ridotti all’osso e turni massacranti, tanti pronti a dimettersi"

Il presidente dell’Ordine Mari: uno su tre ha la tentazione di mollare

La giornata del medico  "Organici ridotti all’osso  e turni massacranti,  tanti pronti a dimettersi"

La giornata del medico "Organici ridotti all’osso e turni massacranti, tanti pronti a dimettersi"

di Franco Veroli

"Uno su tre, se potesse, andrebbe in pensione domani mattina, oppure lascerebbe l’Italia. E, infatti, sono un migliaio quelli che ogni anno lo fanno. In ogni caso, sono sempre di più quelli che pensano di rassegnare le dimissioni". Alla vigilia della "Giornata del medico", in programma domani, alle 16, al teatro Lauro Rossi di Macerata, Romano Mari, presidente dell’Ordine provinciale, lancia un allarme che è anche un appello.

"Tra i paesi dell’Unione Europea l’Italia è quello con il più basso livello di spesa sanitaria in rapporto al Pil. Bisogna invertire questa tendenza: solo così il Servizio sanitario nazionale riprenderà slancio e vigore, valorizzando le straordinarie professionalità di cui dispone". I medici escono dalla pandemia con la medaglia d’oro assegnata all’Ordine per il loro impegno e la loro abnegazione, sono considerati strategici, ma bisogna essere conseguenti. Mari (nella foto) evidenzia come oggi chi lavora negli ospedali debba sostenere enormi carichi di lavoro a causa delle carenze negli organici, con conseguente stress fisico e psichico, ancora maggiore per chi opera in pronto soccorso e nel 118.

"Non ha senso tenere bloccato il tetto di spesa per il personale e poi spendere tanti soldi attraverso la voce "beni e servizi" per pagare i medici a gettone, che costano trequattro volte tanto rispetto a quelli strutturati. Non si può fare la guardia medica senza prevedere turni di riposo, è inaccettabile", sottolinea Mari. Situazione non dissimile per i medici di medicina generale che hanno in carico un grande numero di assistiti. Un contesto nel quale non solo si rischia di mortificare gli operatori della sanità, ma anche di farli diventare il capro espiatorio di un sistema che non funziona come si deve. "E questo – prosegue Mari – spiega i frequenti casi di minacce e aggressioni che a volte finiscono anche in modo drammatico, come purtroppo capitato a Barbara Capovani a Pisa lo scorso 21 aprile. Bene il ripristino dei posti di polizia negli ospedali, ma c’è bisogno di un cambio di passo, sia da parte dei cittadini che delle istituzioni".

Mari ribadisce che "fare il medico è una sfida impegnativa che richiede preparazione, sacrificio, competenze scientifiche e tecnologiche da aggiornare continuamente, specie in rapporto alle nuove frontiere della digitalizzazione, telemedicina, e intelligenza artificiale". Ma un buon medico è soprattutto colui che "sa coniugare l’aspetto umano con quello clinico, quello che sa prima ascoltare l’uomo e, poi, il paziente". Nel corso della manifestazione, Paolo Staffolani, da 50 anni "sposato" con la medicina, ricorderà il sacrificio di Carlo Urbani (ha lavorato anche a Malattie infettive dell’ospedale di Macerata), a vent’anni anni dalla morte.

"Il senso della giornata è quello di un trasferimento di esperienza, di saggezza, di servizio, all’interno della stessa famiglia", conclude il presidente Mari. Ci saranno il vescovo, l’assessore regionale alla sanità Filippo Saltamartini, prefetto e sindaco. Prevista la presenza anche del vicepresidente della Provincia, dell’assessore comunale ai servizi sociali, dei comandanti provinciali di carabinieri, guardia di finanza, vigili del fuoco, carabinieri forestali, e del vice questore vicario e capo di gabinetto della questura.